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QUI, IN CALABRIA (Serial Tale “La lunga estate di Rachel” – Episodio 10)

Cosa vuoi che aggiunga di più, oggi? Sono bastati due mesi per cambiarmi l’anima. Avevi ragione tu, sai, ora lo so che non conta quello che metti in valigia. E so che l’Italia è bella, e difficile, e che le mie radici, anche se indebolite dagli anni, non si sono mai in fondo spezzate. Entrambi credevamo, per paura  o per gelosia, che il rischio fosse trovare qualcuno. E di bei ragazzi ne ho visti, in tutti questi chilometri. Nessuno però poteva avere la mia stessa urgenza, il mio stesso amore.  Non ho fatto certo la Dolce Vita, come tu temevi, perché le volte che ci ho provato ho sofferto il doppio. Non sono portata per vivere senza pensare, per emozionarmi senza cercare di capire. È vero, papà è in ogni parte, ma soprattutto qui, dove è nato. In una terra a prima vista arida e durissima, ma in realtà ancora umana e attenta. Mentre leggi queste parole, Sam, non vorrei che il tuo odio dimenticasse i giorni più belli che ci siamo dati, ne’ vorrei che questo fosse un addio alla mia adorata Santa Barbara. Io però avevo bisogno di questo viaggio per trovarmi e forse stavolta ho davanti agli occhi una risposta e sarebbe stupido far finta di niente. Non ti ho raccontato tutto, troppe cose non le avresti capite. Ne’ ti ho detto delle ville di Tivoli minacciate da una discarica, o di un pittore squattrinato incontrato a via Margutta. Nel mio diario restava spazio solo per la frenetica Roma, per un furto che sembrava un benvenuto amaro in Italia, per l’arte, che ho trovato in ogni angolo di questo Paese, anche se spesso avvolto dal degrado. Matteo, il ragazzo della reception a Firenze mi consigliò un giro a Livorno, tra l’altro. E proprio guardando quella città sventrata dalle bombe di guerra pensavo a quello che facciamo in Afghanistan, Iraq, dove i nostri ragazzi sono convinti che l’unico modo possibile per portare la pace sia iniziare una guerra. Sam, è vero che mangiavo tanto, a Bologna, ma non riuscivo a trovare le parole per raccontarti il dolore di certi piccoli borghi feriti, come Mirandola, e della gente di lì, che nemmeno una scrollata violenta può piegare. Lì gli artisti raccolgono soldi, e i giornali mandano inviati, ma ormai un pezzo di quell’Emilia non esiste più. Per questo, anche per questo mangiavo fino a stare male, perché non capivo il perché di tutto il dolore. Ancora ho dentro di me Luna e i baci di Marcos, ma anche le urla schifose di una notte sbagliata a Verona, quando vidi un gruppo di ragazzi con le teste rasate picchiare un ragazzo e il terrore mi impedì di fermarli. Non mi mancavi solo sui moli di Trieste o ad Aviano quando un’amica mi accompagnò da suo madre che faceva la chemio; ti pensavo anche nella grandezza deserta di Milano, tra le ultime, splendide cascine, o nel cuore storico di Brescia ferita da una bomba di tanti anni fa, che in Italia alcuni vorrebbero dimenticare. Sam, tu purtroppo non c’eri quando mangiavo in una casa popolare la bagna caoda o mentre parlavo con gli operai di Viale Marconi a Torino fingendomi una giornalista, vergognandomi appena uno di loro aveva cominciato a piangere. Non hai visto Saint Vincent e Portovenere, Morsasco dove è sepolto Scirea il calciatore o Como e il suo lago. Non hai visto l’Istituto Filosofico di Napoli e il mare stuprato di Castelvolturno, o i ragazzi di Villa Literno; il profumo di pistacchi di un piatto di pasta a Catania e il caldo bruciante di Alia, un paesino sopra Palermo che fa parlare gli scrittori tra le scale. Soprattutto, Sam, tu non hai visto la Calabria, che è dove gli Italiani sono nati. I peggiori e i migliori di loro, i ricercatori e i boss di ‘ndrangheta, un’attrice da Oscar come Anna Magnani e un uomo coraggioso come Nicola Gratteri.  Non hai mai visto il porto di Gioia Tauro e le fiumare, il centro di Cosenza e la Costa Viola, la cultura di Palmi e i saliscendi di Vibo, Non hai mai visto questa tomba bianca, dove papà sembra dirmi di restare, per fargli compagnia. Farò così, resterò qui, Sam. Rifatti una vita, innamòrati di un’altra donna, e soprattutto, sii felice, Sam. La mia vita è in questa terra di ulivi e sole.