Aggiorna sulla luna
e a noi suade il sonno
questa faccia distolta dal sole,
la campagna profondata negli oceani.
Per un varco di nubi ancor balena
in poche stelle la vita lasciata:
mentre sugli occhi piombano le ciglia
e suda fresco umore
sulla bocca dei cani muti.
Antonia Pozzi
Il buio della notte è un mantello che cala il sonno sugli occhi. Quando la luna compare nel cielo si porta dietro una scia mistica di malinconia e incanto che si ritrova anche nei sogni; chi lo sa se c’è un collegamento. Magari è anche vero che dalle sue superfici pallide cade una polvere magica che ci porta in altri mondi, un po’ ladra un po’ bugiarda, si prende la luce del sole e lo guarda in faccia senza vergogna, cambia continuamente e parla col mare, di cui, forse, è innamorata. Come potrebbe, la luna, non amare il mare? Lui riflette la sua immagine ogni notte, la nasconde dentro di sé assorbendo il suo splendore e il suo umore, cambia con lei e si gonfia quanto più può, nel vano tentativo di sfiorarla. Le maree e il loro profumo sono solo un omaggio alla romantica Luna.
Antonia Pozzi ci regala, con questi versi crepuscolari, lo scatto di un momento notturno: quello in cui la luna prende possesso del cielo e su di noi cade il sonno. La sua è una poesia fatta d’immagini, di momenti precisi che ci trasmettono chiaramente l’atmosfera da lei ideata. Montale diceva che le sue parole erano leggere, di “minimo peso”, parole concrete nelle quali è nascosto il segreto e il significato della vita, niente giri di parole o analogie di cui era permeato l’ermetismo dell’epoca. Morta giovanissima la sua poesia tuttavia si è fatta spazio nello scenario della poesia italiana del Novecento, lasciando un’impronta per la sua originalità e per la vita che scorre sotto i suoi versi.
Per Antonia la poesia era una cura, un modo per calmare le emozioni troppo forti, per incatenarle e tenerle lì, in vista, su un foglio di carta. La sua non fu una vita facile, morta nel 1938 visse gli anni più difficili del ‘900 e la sua tragedia personale potrebbe essere solo una delle tante che hanno attraversato quegli anni bui: tuttavia ottenne il riscatto attraverso la sua poesia fatta di istanti rubati alle tragedie, istanti come la notte e la luna nel cielo, come le stelle che compaiono dietro una nube scura, come gli occhi che si chiudono appena il buio invade la stanza. Viene descritta, dai suoi contemporanei, come una personalità fragile e forte allo stesso tempo, paragonata a quelle piante che crescono solo sugli orli dei precipizi: si tolse la vita a ventisei anni.
“la poesia ha questo compito sublime: di prendere tutto il dolore che ci spumeggia e ci rimbalza nell’anima e di placarlo, di trasfigurarlo nella suprema calma dell’arte, così come sfociano i fiumi nella celeste vastità del mare” ( Antonia Pozzi ).