Riconosco a questo libro il dono della discrezione. Se ne stava confuso tra le pile di suoi consimili in attesa di un riconoscimento, ma senza un accenno di rancore per il fatto di essere stato tanto spesso messo da parte in favore di altre letture considerate più urgenti. Ma, così come tutte le belle cose inaspettate, oggi registro questo incontro come un’autentica fortuna. Il titolo è “Il segreto” , l’autore Sebastian Barry, e riporta la storia dei suoi due protagonisti, uno psichiatra ormai prossimo alla pensione e una centenaria signora ricoverata nel manicomio diretto dallo stesso medico, sotto la forma di altrettanti diari, vergati l’uno all’insaputa dell’altra. Il dottore annota in un taccuino le visite effettuate all’anziana paziente al fine di stabilire quali furono le cause del suo ricovero e per decidere le sue eventuali dimissioni dopo tanti anni. La vecchia signora tenta di ricomporre il proprio passato cercando di distinguere i ricordi reali dagli inganni della mente, da quelle percezioni che a volte si sostituiscono al ricordo stesso. Quello che ne viene fuori è un ritratto della coscienza, che si interroga sul senso delle vicende non trovandone alcuno se non nell’onestà di voler mettere a nudo tutte le percezioni generate dagli avvenimenti medesimi. Ci sono sentimenti quali l’orrore, l’odio, e poi la pietà e la vergogna e la paura, figli eterni della condizione umana che Roseanne Mc Nulty – questo il nome della vecchia signora – situa all’interno dei fatti. E i fatti raccontano di un incondizionato affetto per il padre, guardiano del cimitero di Sligo dopo la prima guerra mondiale e presbiteriano nella cattolica Irlanda, che diventa vittima delle conseguenze della guerra civile; e di una madre chiusa in un involucro inviolabile di silenzio, liquida presenza fin troppo rassegnata all’incalzare degli eventi. E, sempre all’interno della cornice degli scontri tra le diverse fazioni di unionisti ed anti unionisti negli anni venti del secolo scorso, si muovono figure che intessono la trama dello sfondo, che con impietosa crudeltà decideranno del destino di una donna, che ha come unica colpa l’aver voluto affermare la vita. Matrimonio, accuse d’infedeltà, ripudio, ricovero, le tappe di un’esistenza che riesce comunque ad attraversare il dolore e a liberarsene. Dall’altra parte, le annotazioni del medico, il dottor Grene, inizialmente destinate a mere speculazioni professionali, diventano anch’esse rivelazioni, arrivando a contenere lo stato d’animo dell’uomo e non più dello scienziato, il suo amore e la sua dedizione per la moglie, nei cui confronti il tempo ha scritto pagine di pentimento e rammarico.
Le stesse visite effettuate alla paziente costituiscono per il dottore l’occasione privilegiata per rivedere non solo la storia della donna, le cui circostanze del ricovero appariranno sempre più misteriose ed ingiustificate, bensì anche per ripercorrere i tratti della propria vita coniugale, per ridefinire cosa è stato empio e crudele, e cosa invece è rimasto dolce e resistente.
C’è una resa incondizionata nelle parole di coloro che scrivono e scrivendo rivivono puntuali il dolore e le gioie provate, le illusioni e gli inganni, rendendo il confine tra salute e follia una morbida e confusa linea di passaggio, fino alla scoperta finale. La donna si rivolge anche al lettore, oltre che ad un destinatario più elevato, come al supremo giudice, il dio della posterità che, solo, potrà valutare ogni cosa nella sua estrema sintesi e forse ricomprendere tutto in un più alto significato.
A colui che è ignoto e lontano l’agio del giudizio, che sia di assoluzione o di condanna.
Vorrei rendere a questo libro la giustizia della memoria, poichè la fascinazione della sua scrittura è immediata, con una lontana eco di romanticismo, una venatura di malinconia che circonda il racconto come una veste di seta, ed una luminosità di vividi contrasti ed aggettivazioni che è purificazione e che ti fa diventare più esigente ad ogni successiva occasione di lettura. Possono le parole chiarificare in maniera così potente le oscurità dell’animo umano?