Ho raccolto con cura e qui espongo quanto ho potuto trovare intorno alla storia del povero Werther, e so che me ne sarete riconoscenti. Voi non potrete negare la vostra ammirazione e il vostro amore al suo spirito e al suo cuore, le vostre lacrime al suo destino.
E tu, anima buona, che come lui senti l’interno tormento, attingi conforto dal suo dolore, e fai che questo scritto sia il tuo amico, se per colpa tua o della sorte non puoi trovarne di più intimi.
Il suo breve romanzo gli fece meritare fama di mago, é pur vero, certamente, che egli si dedicasse a qualche esperimento di alchimia, e volendo dirla tutta il sig.Wolfgang in tutto ciò un po’ ci sguazzava.
Tuttavia, quando scrisse I dolori del giovane Werther nemmeno egli stesso avrebbe potuto immaginare che i casi di suicidio si sarebbero moltiplicati con ritmo così elevato: pochi giorni dopo la pubblicazione del libello, ad esempio, una giovane fu trovata senza vita sulle rive di un fiume, con il romanzo in una tasca.
Apparentemente la ragazza era sembrata ai vicini sempre una giovane normalissima, che salutava tutti e compiva il proprio dovere a scuola, rendendo fieri i suoi genitori, eppure giaceva lì, senza vita, vittima di un tremendo peccato.
Non vi suonano forse singolarmente familiari queste circostanze?
In un’epoca di falsi modelli, di obiettivi ectoplasmici lanciati ai giovani come ossa ormai da buttare, la storia di Werther gode di raccapricciante fama tutt’oggi, ed appare, noi miseri, estremamente attuale.
Quali sono dunque i modelli da seguire? Come riconoscere quelli sbagliati? Ma soprattutto: se i giovani sono depressi ora, che futuro può sperare di avere la società di domani? Ancora una volta il Maestro ha avuto l’occhio lungo…