La scrittura è davvero amata nel nostro paese, tanto amata che spesso viene uccisa sul nascere, soffocata per troppo amore. Mentre gli occhi pazienti che seguono le righe e le pagine, languono e appassiscono. Ma perché, quando e dove si è persa la gioia della lettura? Sembra che la scrittura sia diventata uno strumento per possedere brutalmente la realtà, quasi un grimaldello per aprire le porte dell’autorità. I grimaldelli, lo confesso, mi fanno paura. Preferisco pensare alla scrittura come ad una testimonianza delicata, un gesto di affetto nei riguardi di una memoria che se ne va e muore anzitempo. Una esperienza che ti fa cambiare l’angolo dello sguardo, un arricchimento di prospettiva. Accompagnata forse da un infantile desiderio di seduzione. Ma fuori dei canoni, dentro le allegre invenzioni di una mente inquieta.
Creatività prima di tutto. Sembra dire questo Dacia Maraini nel suo libro Amata scrittura, un backstage di tutto ciò che esiste dietro ad un libro, della passione della scrittura e della lettura insieme, della capacità di inventare senza uscire dai binari né rimanendo troppo ancorati a luoghi comuni e temi “di circostanza”. Salita su una cattedra letteraria, senza troppa presunzione, la Maraini accompagna il lettore/scrittore in un iter fatto di approfondimenti, esercizi, proposte. Puntare su una metodologia dell’arte che può rendersi visibile attraverso veri e propri “laboratori di scrittura” ai quali dovrebbero prendere parte non solo studenti e scrittori emergenti ma anche chi di questo mestiere vive. Seguire un percorso dunque, senza togliere alla scrittura la sua peculiare indole, quella dell’inventiva lontana dal comune. Il libro procede per capitoli scanditi secondo tematiche centrali, densi di esempi e citazioni, passando dal delineare il campo di scrittura all’approfondimento verso le forme espressive e contenutistiche. Uno degli argomenti che la Maraini affronta è la manipolazione gergale, che, inevitabilmente, influenza tanto il linguaggio comune quanto la scrittura: bisogna liberarsi da questa, correggersi affinché il lavoro della scrittura non risenta di tali contaminazioni. Amata scrittura analizza poi l’importanza delle lettere: paragonate dalla scrittrice al piacere di suonare uno strumento, mettere dei colori sulla tela o di lavorare la creta con le mani, le lettere hanno la capacità di infiltrarsi in profondità nell’animo di chi le legge, creando un filo diretto e magico tra chi scrive e chi legge. Lettura e scrittura sono di fatto legate in maniera viscerale: ogni scrittore è innanzitutto un lettore, degli altri e di se stesso.
Nel suo lavoro, Dacia Maraini, dialoga con altri scrittori, dando vita ad un ventaglio di opinioni, ricordi, riflessioni interessanti e diverse tra loro. Una vera e propria testimonianza di vita, un omaggio alla scrittura e alla sua arte.
“Scrivo per non perdere il vizio
di dire le cose.
Scrivo nel tentativo di lasciare
una traccia.
Scrivo per paura che i pensieri
mi passino di mente.
Passeggio con la penna su questo
foglio bianco e lo lordo di idee.
Ci gioco, lo uso, mi faccio sedurre,
usare, tentare.
Con la penna dico tutto, non mento,
non ho pudore.
Dove la lingua esita e si ferma,
la mano scorre fluida e leggera.
Scrivo per guardarmi dentro.
Scrivo per fermare il tempo.
Scrivo per suscitare sentimenti e per
esprimere i miei.
Scrivo per dare un senso al silenzio.
Il cielo blu
il mare blu
l’inchiostro blu.”