“Jenny, sono ancora lì?” mi chiese ancora Kitty.
“Sono entrambi lì”.
“Lui sta ritornando?”.
“Si torna indietro”.
“Jenny! Jenny! Come ti sembra?”.
“Oh”–come potevo spiegarlo– “ha il passo di un soldato”.
Quando Rebecca West, a ventiquattro anni, scrive il suo primo romanzo è il 1918.
La Prima Guerra Mondiale distrugge l’Europa, la politica Inglese tenta, maldestramente, di tenere sotto controllo i movimenti di suffragio femminile.
Le donne inglesi sono sul piede di guerra, e la loro battaglia trova terreno fertile anche nel campo della letteratura in continua rivoluzione.
In questo scenario, come una macchia su una veste immacolata, appare “Il ritorno del soldato”.
Senza giri di parole, con un messaggio diretto e forte, Rebecca West affronta il tema della guerra e dei suoi disastri, spogliandola di ogni eroica retorica, e, soprattutto, mettendo a nudo la fragilità di una società borghese ostinatamente aggrappata ad un mondo che non esiste più.
Chris è un uomo affermato, la cui stabilità, persino nella sua assenza da soldato valoroso, tiene in equilibrio la vita di due donne apparentemente inviolate dalla brutalità della guerra.
Kitty e Jenny, rispettivamente moglie e cugina, sono complici nella loro adorazione verso l’uomo che considerano perfetto, la roccia delle loro esistenze, di quel piccolo mondo perfetto che termina ai confini dell’abitazione di Baldry Court.
Ma cosa succede quando le mura del regno immaginario scricchiolano? Quando la realtà si infiltra tra le crepe, lasciando intravedere l’imperfezione dell’uomo?
È Jenny a raccontare in prima persona la storia, il momento in cui Margaret, con abiti poveri e aspetto trasandato, si presenta alle due donne con una lettera di Chris in mano.
Chris ha perso la memoria, e l’unico ricordo che gli resta è l’amore verso quella donna conosciuta quindici anni prima.
Nel raccontare la precipitosa discesa della borghesia, West accosta l’immagine di Kitty, bellissima e intenta a pettinare i riccioli biondi per dimenticare la morte del figlio, a quella di Margaret, disfatta e dimessa, come la guerra e la povertà l’hanno resa.
Decisa ad ignorare la verità che la crudezza della guerra le sbatte in faccia, Kitty continua imperterrita a rifiutare l’idea che il marito non l’abbia mai amata, e con una costanza che appare patetica, si trasforma nell’emblema di un mondo la cui bellezza sfiorisce a contatto con la realtà.
Quello del soldato Chris è un ritorno forzato, è un abito cucitogli addosso da una moglie che di quell’abito ha bisogno perché l’equilibrio dell’insieme non si disgreghi.
Raffinata e diretta, Rebecca West tenta di snodare l’intricato groviglio di ruoli e situazioni di inizio Novecento, mostrando la capacità di una scrittrice dell’epoca di raccontare il lato più fragile e distruttibile dell’eroe di guerra.