Che l’autrice di Cinquanta sfumature di grigio si sia ispirata alla saga di Twilight è evidente fin dall’inizio del romanzo. Una ragazza impacciata e senza alcuna esperienza con l’altro sesso si innamora follemente di un aitante scapolo, bellissimo, apparentemente irraggiungibile e, aspetto più importante, geloso di un oscuro segreto. Quando si conoscono, lui le intima di stargli lontana. Vi ricorda niente? Eppure la novità c’è, ed è controversa, senza dubbio scottante.
Invece di nascondere una dipendenza dal sangue, il nostro eroe, Christian Grey, nasconde nel suo lussuoso appartamento di Seattle quella che lui chiama, affettuosamente, la “stanza dei giochi”. Quando lui sta per portarla in quella stanza, alla richiesta di Anastasia, la protagonista, se stanno per farsi una partita all’Xbox, questo affascinante uomo del mistero risponde con un sogghigno sardonico. La accompagna dentro la stanza e le mostra i suoi giocattolini: frustini, manette, strane panche, un letto enorme senza lenzuola, catene che pendono dal soffitto. Stanza dei giochi o segreta in cui sottomettersi a dolorose torture?
L’unico modo che Christian conosce per vivere l’amore è questo: la sofferenza che provochi il piacere. Triste? Eccitante? Mr Grey accompagna la sua nuova ragazza in questo universo sconosciuto e lei sembra lentamente adattarsi, pur con non pochi indugi. Quando per lei sarà troppo, fuggirà. E a noi tocca aspettare il secondo volume della saga, in cui le sfumature passano dal grigio al nero, per sapere che cosa ne sarà di questa coppia poco convenzionale.
Senza troppi giri di parole, il motivo conduttore della vicenda è il sesso. Mai gentile, spesso improvviso, a volte interrompe lo svolgersi dei fatti. Vorresti un bel dialogo, uno scambio di opinioni, una sana litigata, e sti due si buttano sulla prima superficie piana ma anche no e si danno alla pazza gioia. La ricchezza dei particolari non può non stuzzicare la fantasia del lettore che però rischia di rimanere insoddisfatto dalla scarsezza di dettagli narrativi. La trama, infatti, non è molto originale e i colpi di scena sono piuttosto fiacchi. La lingua è scorrevole, semplice, piatta. Senza lasciarsi andare alla tentazione di definirlo un libro per ragazzine, mi permetto di dire che è un romanzo d’intrattenimento e non credo abbia pretese di essere altro. Perfetto sotto l’ombrellone, per rilassarsi, per riposare la mente magari dopo un’intensa giornata lavorativa o un esame universitario particolarmente difficile. E. L. James è forse autrice di un’operazione commerciale più che di un’opera letteraria.