Due vite si intrecciano. Due destini si incrociano. Narciso e Boccadoro diventano il simbolo dell’amicizia più autentica, la più desiderabile per l’uomo.
Hermann Hesse, filosofo, scrittore, poeta, premio nobel per la letteratura nel 1946 firma uno dei più bei romanzi della storia della letteratura.
Venti capitoli che sanno raccontare l’uomo, considerando entrambi i lati della medaglia: la ragione e l’istinto, il dovere di restare e il desiderio di andare.
Un medioevo indefinito fa da cornice temporale a questa storia che si snoda in molteplici luoghi della Germania; il convento di Mariabronn, tuttavia, costituisce l’Α e l’ Ω di tutta la vicenda.
Narciso erudito e saggio, è l’uomo della ragione che ha pianificato la sua vita e sa qual è il suo futuro. Lo muove la convinzione di essere destinato alla vita claustrale. Egli infatti ha una particolarità.
La particolarità di possedere un’intuizione dell’indole e della vocazione degli uomini…questa proprietà mi costringe a servire gli altri, dominandoli. Se non fossi nato per la vita monastica, dovrei diventare un giudice o un uomo di stato.
Boccadoro è un artista inconsapevole. Vive in preda ad un’inquietudine che lo porta a non trovare pace, a non sentirsi di nessun luogo e di nessuna donna, pur facendo esperienza del mondo e dell’ebbrezza dell’amore.
Vado, perchè devo, perchè una voce mi chiama..
Narciso si rivela una guida, un fine psicologo per Boccadoro che grazie alle parole dell’amico riesce a trovare il coraggio di rompere gli schemi e di cercare se stesso. Narciso sa dare un volto a quella voce che chiama il giovane compagno e che alberga nel suo cuore. Sa indicargli la meta. Boccadoro a sua volta sa aprire nell’austero Narciso vie sconosciute e impreviste grazie alle quali il monaco scopre il mondo e gli uomini.
Narciso e Boccadoro sono irrimediabilmente diversi eppure la loro diversità sa elevarsi verso qualcosa di superiore e spirituale, e risolversi in un amore che non conosce i segni del tempo e dello spazio, che non si stanca di cercare di raggiungere il suo compimento.
Dopo una vita in cui ciascuno ha seguito il proprio destino, il caso la fa da padrone e corona il sogno di entrambi. L’uno abate, l’altro artista vagabondo, Narciso e Boccadoro si rincontrano e chiudono la loro esistenza nel sinolo di questo legame. Negli ultimi istanti i due amici trovano il coraggio di confessarsi quanto bene essi provano l’uno per l’altro. Eppure la morte sa rivelare il suo volto migliore. Boccadoro trova nella morte il suo obiettivo.
Ma come vuoi morire un giorno, Narciso, se non hai una madre? Senza madre non si può amare. Senza madre non si può morire.
Il costante dissidio dell’uomo contemporaneo tra il dovere e l’essere trova in “Narciso e Boccadoro” un’interessante analisi.
Una storia che sa toccare le corde più intime della coscienza umana, che sa lasciare una traccia.