Lo scrittore Niccolò Ammaniti crede nella scrittura e nei racconti; tormentate notti di passioni al posto di una lunga e romantica storia quale può essere un romanzo. Così, nelle sue notti insonni, decide di scrivere: brevi frammenti di vite paradossali, a tratti raccapriccianti che vanno lette tutte d’un fiato proprio come quei momenti di passionalità che raramente hanno un proseguimento. “Il momento è delicato” era stato detto ad Ammaniti, quando nel 1995 propose alla Mondadori un suo lavoro; lui, quella frase non l’ha dimenticata ma anzi, l’ha tenuta lì, nella valigia dei pensieri che fanno di lui un insonne e l’ha tirata fuori a distanza di anni, come un sassolino dalla scarpa.
C’era una parte poco frequentata delle edicole della stazione, quasi abbandonata, quella dei tascabili. Tra i libri accatastati, nascosti dietro un vetro, avvolti nella plastica e ricoperti di polvere cercavo le raccolte di racconti. Era un momento tutto mio, un piacere solitario e veloce perché il treno stava partendo. Studiavo un po’ i disegni della copertina, pagavo e infilavo il libro in tasca. Appena mi sedevo al mio posto, gli strappavo la plastica che non lo faceva respirare. Aprivo una pagina a caso, trovavo l’inizio del racconto e attaccavo a leggere. Altre volte, invece, guardavo l’indice e sceglievo il titolo che mi ispirava di piú. E mentre il treno mi portava via finivo su pianeti in cui c’è sempre la notte, su scale mobili che non finiscono mai e tra mogli che uccidono i mariti a colpi di cosciotti di agnello congelati.
Storie paradossali dunque, momenti di splatter e poca moralità nelle pagine de Il momento è delicato dove il buonismo e il lieto fine cedono spazio alle particolarità di uomini e donne sopra le righe al punto da affezionarsi e tifare per loro anche se sono oggettivamente colpevoli. Partendo da eventi comuni e quotidiani, le situazioni si rovesciano al punto da apparire “cose di un altro mondo” che ovviamente lo scrittore si delizia a raccontare con un penna affilata e sciolta. Scritte tra il 1993 e 2012 tutte le storie hanno un filo conduttore: l’invenzione creativa, che seppure manifestata in contesti e con mezzi differenti, diventa l’arma che salva o che distrugge il protagonista di turno e la sua disarmante spontaneità. Sei il mio tesoro, Un uccello molto serio, Giochiamo sono solo alcuni titoli delle sedici storie della raccolta: un chirurgo drogato, un fedifrago impaurito, un bambino ribelle, tutti descritti nel loro essere osceni, sbagliati, immorali ma in maniera tale da apparire simpatici a chi sta dall’altra parte del foglio.
Niccolò Ammaniti ha saputo fondere bene i vari aspetti delle realtà contorte, servendosi della sua nostalgia creativa, quella che gli permette di entrare nella testa di donne, uomini, bambini, cattivi e di raccontarne le paure, i segreti, i pensieri in maniera credibile.
In questo pentolone fumante di immagini comiche, horror e trash Ammaniti è riuscito ad utilizzare una scrittura sempre diversa, capace di riportare alla memoria momenti passati con una sincerità spiazzante.