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Saffo canta l’ “Ode della gelosia”

A me pare uguale agli dei

chi a te vicino così dolce

suono ascolta mentre tu parli

e ridi amorosamente. Subito a me

il cuore si agita nel petto

solo che appena ti veda, e la voce

si perde sulla lingua inerte.

Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,

e ho buio negli occhi e il rombo

del sangue alle orecchie.

E tutta in sudore tremante

come erba patita scoloro:

e morte non pare lontana

a me rapita di mente.

 

Saffo- traduzione di S. Quasimodo

 

Frutto di un impulso irresistibile della mente umana, forse retaggio della nostra natura primitiva, in ogni caso belva tremenda dura a domarsi. Pertanto che cosa accade quando la gelosia si impossessa dell’amante? Quali meccanismi portano l’uomo molto spesso, in nome di questa forza istintiva, a valicare il limite sottilissimo che separa la razionalità da tutto ciò che è estraneo alla ragione?

Questi versi traducono molto bene l’emozione in un linguaggio semplice e chiaro. Chi ci parla è la poetessa dell’amore per antonomasia, Saffo, capostipite di una poesia destinata a influenzare la letteratura di tutti i tempi.

L’ “Ode alla gelosia” infatti, nella limpida ma nel contempo bellissima traduzione di Salvatore Quasimodo, ci presenta una scena tipica, motrice di una gelosia che travalica il razionale e assume connotati fisici forti. Una donna vede una scena di affinità intima tra un uomo, di cui sottolinea la conseguente felicità “divina”, e l’amata che parla e ride. Subito la mente di chi guarda, esclusa dalla complicità amorosa, è annebbiata da un corrosivo sentimento, dalla accecante gelosia.

Immediatamente lo stato d’animo provato si trasferisce su un piano concreto, si tramuta in atteggiamenti fisici definiti. Diventa fuoco sottile sulla pelle, buio negli occhi, rombo del sangue nelle orecchie. E ancora, di conseguenza, sudore e tremolio, colorito pallido. L’unica soluzione possibile per lei ingelosita, non più controllabile, è la morte.

Un quadro realistico si prospetta per chi legge. Inevitabilmente ci si riconosce nell’atteggiamento naturale, benché ferino, di questa fanciulla.

Del resto Saffo sa mettere in evidenza lucidamente la contraddizione insita nel sentimento amoroso, il conflitto per certi versi insanabile tra tenera emozione e passione straziante.

Certo è che un pizzico di gelosia a detta dei più, quasi come una medicina somministrata in dosi giuste, nel complesso di una relazione assurge a condizione indispensabile perché un amore possa ritenersi autentico. E allora anche se spesso disdegnata, nonostante i buoni propositi, questa forza irrazionale sembra essere imprescindibile, ancor più probabilmente in noi italiani, dall’indole sanguigna. “Pane, amore e gelosia”, titolo di un celeberrimo film di Luigi Comencini, sembra pertanto essere davvero la sintesi perfetta.