Prossima al caos, perché non all’altezza dei mercati,
lontana sei dalla terra che a te prestò la culla.
Quello che, con l’anima hai cercato e consideravi tuo retaggio,
ora viene tolto di mezzo, alla stregua di un rottame.
Messo nudo alla gogna come debitore, soffre un Paese
al quale dover riconoscenza era per te luogo comune.
Paese condannato alla miseria, la cui ricchezza,
ben curata, orna i musei: preda che tu sorvegli.
Coloro che, in divisa, con la violenza delle armi funestarono il Paese
ebbro d’isole, tenevano Hölderlin nello zaino.
Paese a stento tollerato, di cui un tempo tollerasti
i colonnelli in veste di alleati.
Paese privo di diritti, al quale un potere che i diritti impone,
stringe sempre più la cintola.
Sfidandoti, veste di nero Antigone e dovunque lutto
ammanta il popolo di cui tu fosti ospite.
Eppure fuori dai confini il codazzo dei seguaci di Creso
ha ammassato tutto ciò che d’oro luccica nelle tue casseforti.
Trangugia infine, butta giù! gridano i claqueur dei Commissari,
ma Socrate ti restituisce irato il calice colmo fino all’orlo.
Malediranno in coro gli Dei ciò che possiedi,
quando il tuo volere esige di spossessare il loro Olimpo.
Priva di spirito deperirai senza il Paese
il cui spirito, Europa, ti ha inventata.
Günter Grass – Traduzione di Claudio Groff per Repubblica
Il termine democrazia deriva dal greco δῆμος (démos) cioè popolo e κράτος (cràtos) ossia potere, indica una forma di governo a cui partecipano in maniera diretta ed indiretta tutti i cittadini.
La culla della civiltà viene ora scacciata, la culla della democrazia viene stretta nella morsa di decisioni autoritarie esterne, Priva di spirito deperirai senza il Paese il cui spirito, Europa, ti ha inventata, lo scrive Gunter Grass, un poeta con più di 80 primavere sulle spalle che sente il peso della responsabilità della denuncia, più di quello dell’età. Lo dice a chiare lettere: Vergogna dell’Europa. Vincitore del premio Nobel, Grass ha fatto già recentemente parlare di sè per aver sollevato le coscienze sulle minacce di Israele di usare armi nucleari contro l’Iran, nella poesia Cosa deve essere detto, muovendo un ovvio vespaio e le ancora più ovvie velate, ma neanche troppo, accuse di antisemitismo; vista anche la confessione dello stesso poeta che, nella sua autobiografia Sbucciando la cipolla, ha rivelato di aver fatto parte delle Waffen-SS sul finire del secondo conflitto mondiale. Un tedesco dunque quello che si scaglia contro la politica rigorista e mortificante della cancelliera Angela Merkel, che denuncia una situazione invivibile per il popolo greco al quale è offerta una soluzione che non è altro che veleno, cicuta, che Socrate restituisce irato.
24 versi pubblicati sul quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, che lanciano accuse e lo fanno con una vemenza che forse segnala ancora più violentemente lo stato di acquiescenza e sudditanza degli altri paesi, alla logica dei mercati e alla supremazia tedesca, che tacciono di fronte alla morte di un’idea, la bella Europa, allo svilimento di una nazione i cui abitanti sono ora costretti ad interminabili file sentendosi non più cittadini di una polis bensì mendicanti, al lutto che ammanta il popolo di cui tu fosti ospite. È tutta colpa loro dopotutto, questo ci dicono, tutta colpa di quegli sfaticati, che se la vedano da soli, abbiamo già così tanti problemi noi, abbiamo dovuto imparare in fretta cosa sia lo spread, imparare a temerlo quando si alza, come una fiera pronta a sbranarci. Come dimenticare il reality (di Murdoch) “Go Greek for a week”? Al pubblico è stata offerta una visione sarcastica ed imprecisa sulla situazione, e sulle cause, della crisi finanziaria della Grecia. Ecco che arrivano i media, capofila la televisione, a dirci di non temere, è tutta colpa loro.
Non ci resta che guardare altrove, che cercare l’informazione in altri luoghi, come in questo caso, in una poesia. L’impresa è ardua però, i tedeschi divisi si sono schierati per lo più contro l’intellettuale che ha alzato la voce. Farneticazioni dunque. Se così fosse allora come siamo arrivati a tutto questo?
Mentre le banche, i banchieri, i governi, le lobby ecc ecc cercano di convincerci che è colpa loro, colpa nostra, io ho scelto: io leggo le parole del poeta, cercando col suono di quelle di mantenere la coscienza sveglia.