Così rimani in attesa, anche se non sai esattamente di cosa, in attesa del momento in cui comprenderai che sei davvero diversa da loro; che là fuori ci sono persone, come Madame, che non ti odiano o ti augurano alcun male, ma che tuttavia rabbrividiscono al solo pensiero di una come te – di come sei venuta al mondo e perché – e che sono terrorizzate all’idea che la tua mano sfiori la loro. La prima volta che cogli l’immagine di te attraverso gli occhi di una persona simile, è una sensazione tremenda. E come passare davanti a uno specchio davanti al quale sei passata ogni giorno della tua vita, e che all’improvviso riflette qualcos’altro, qualcosa di strano e inquietante.
Katy H. ha trentun’anni, ed è un’assistente.
Con queste poche parole, pronunciate dalla stessa protagonista, Ishiguro ci introduce nel racconto dolce-amaro di una storia che, è si fantascienza, ma allo stesso tempo ha anche il delicato sapore delle delusioni, delle perdite, dell’amicizia che si mescola inconsapevolmente all’amore.
Katy, Tommy e Ruth, crescono insieme ad Hailsham, un collegio Inglese che segna il confine tra il “mondo esterno” e “loro”, gli studenti.
Questa sottile divisione non ha inizialmente una spiegazione precisa. Lo stesso concetto di “donazioni”, a cui tutti gli studenti sono destinati, non ha in realtà una forma concreta, viene ripetuto come un fatto ineluttabile, un destino imprescindibile di cui, però, non vengono realmente avvertite le cause e le conseguenze.
I ragazzi di Hailsham percepiscono che qualcosa, nel loro stesso essere, li rende speciali, diversi dai loro tutori, ma non riescono a dare a questa sensazione un nome. Le loro domande non trovano quasi mai risposte. Perché devono realizzare dei disegni? A cosa serve la Galleria in cui si vendono i loro oggetti? Questi interrogativi si perdono dietro la paura di scoprire la verità, trasformandosi in tabù che, solo una volta adulti, i ragazzi avranno il coraggio di affrontare.
Sarà la paura che scorre negli occhi di “Madame”, la donna addetta alla raccolta degli oggetti realizzati dagli stessi ragazzi, a renderli consapevoli di come questa loro diversità abbia dei confini molto più profondi.
È il vuoto provocato dalla mancanza di una identità, che spinge i protagonisti alle loro azioni.
Nel ricordo commovente del suo passato, Katy ripercorre le paure che hanno segnato la sua infanzia e la sua adolescenza: gli scontri con Ruth che nasconde, dietro un’apparente arroganza, il terrore di scoprire se stessa; la rabbia incontrollata di Tommy, il personaggio più fragile del romanzo.
Sullo sfondo di un triangolo amoroso, a cui i protagonisti si aggrappano disperatamente per non soccombere alla realtà, la storia di Katy, prende una forma sempre più concreta.
L’inquietante coscienza della loro esistenza, matura con il racconto di una Katy che, ormai adulta, non perde mai il suo senso di razionalità. Creati per venire incontro ai bisogni di una società all’avanguardia medica, il loro compito di cloni è quello di fornire organi sani ai loro corrispondenti nel mondo reale.
L’angosciante ricerca di un’anima che dia un senso alle esistenze dei protagonisti, per sfuggire ad un destino raccapricciante, si aggiunge al tentativo di Ishiguro di muovere una critica ad un mondo in cui la parola “modernità” sostituisce “vita”.
Impegnato nel tentativo di creare un’esistenza perfetta, il mondo esterno si ripiega su stesso, in una distopica società di cui esso stesso finisce per avere timore.
La dolcezza e la malinconia con cui Ishiguro descrive la sua visione della modernità, si riassume nel solitario ballo di una Katy ancora bambina, che, abbracciata ad un cuscino che culla come un bambino, ascolta incessantemente il 33 giri di Judith Bridgewater, intonando le note di “Never let me go”, «Tesoro, non lasciarmi … », dice la canzone…