I giovamenti della letteratura sono noti a tutti coloro i quali possono ritenersi degli appassionati. Il suo campo d’azione è molteplice, grazie alla possibilità di arrivare direttamente al cuore delle cose, di qualsiasi questione si tratti.
Eppure talvolta è accaduto che il suo potere d’incisione sulla realtà sia stato usato per un vero e proprio condizionamento.
Parlo di molto tempo fa, siamo nel XII secolo. Nel Medioevo.
Fino a questo momento, imperversano storie cavalleresche di uomini, che vivono amicizie virili che diventano spesso relazioni appassionate. I cavalieri sono vincolati gli uni agli altri fino alla morte. L’amore omosessuale è un amore normale, ed è celebrato come tale dalla letteratura.
Una delle testimonianze di quella che potrebbe essere definita cultura omosociale è la Chanson de Roland: nella parte conclusiva, la retroguardia comandata da Rolando è attaccata dai maomettani a Roncisvalle; per orgoglio, questi rifiuta di ascoltare l’amico Oliviero che gli ha consigliato di suonare l’olifante per chiamare rinforzi e acconsente troppo tardi; Oliviero è ferito a morte e Rolando muore in battaglia. I due si abbracciano e si scambiano le loro ultime parole in uno “slancio d’amore”. Carlo Magno trova i cadaveri disseminati sul campo di battaglia e vendica il nipote (Rolando). Nonostante questa storia e quelle successive ad essa ispirate, come la Girart de Vienne, si spingano in descrizioni di un rapporto che supera l’amicizia (“Sire Oliviero, non ve lo nascondo oltre, / Vi prometto tutta la mia lealtà, / Vi amo più d’ogni altro uomo nato da donna”. E anche “Allora smettono le armature / E si scambiano con gioia baci sinceri. / Seduti entrambi sulla verde erba del prato, / Si promettono fedeltà e lealtà, / Si giurano amicizia per la vita”.), la critica successiva ha sottolineato, in particolare in riferimento all’opera francese su citata, un aspetto che in realtà risulta essere del tutto marginale a più attenta analisi: l’amore o presunto tale tra Rolando e Aude, sorella di Oliviero nonché personaggio che compare per l’appena 1% dell’intera canzone.
Come si spiegano le interpretazioni distorte che non riguardano soltanto la parte di letteratura in causa, ma un’intera epoca?
Si spiegano alla luce della nascita dell’amor cortese, del fin’amor che vede il poeta cantare versi dedicati alla sua domina, che è signora e padrona del suo amante. Cambiano i vincoli sociali, e le relazioni di conseguenza. Vengono sfruttate al massimo storie universalmente riconosciute come eterosessuali, come quella di Romeo e Giulietta, o di Ginevra e Lancillotto, cui si aggiungono gli apporti stilnovistici di Dante Alighieri e gran parte degli scrittori del periodo, alla stregua di trovieri e trovatori.
I critici non hanno problematizzato l’eterosessualità in quanto tale, poiché per loro non costituiva (e non costituisce) un problema.
Diverse personalità hanno invece dedicato gran parte della loro attività, anche letteraria, a scandagliare le ragioni di tali accadimenti. Tra gli altri, Louis- Georges Tin, autore de L’invenzione della cultura eterosessuale, ha fornito materiale per approfondire un argomento che è essenziale per capire l’evoluzione della nostra cultura nel corso del tempo. Impegnato nella lotta contro l’omofobia e il razzismo, egli insegna all’IUFM (Institut Universitaire de Formation des Maîtres).
Come lui, John Boswell, storico statunitense, ha pubblicato Cristianesimo, tolleranza, omosessualità, grazie al quale si è aggiudicato il premio American Book Award nel 1980.
Questi e molti altri, impegnati sul fronte delle rivendicazioni attraverso la letteratura.
La letteratura ha, d’altra parte, dato voce a chi per diverso tempo era rimasto in silenzio. I casi letterari di outing sono numerosissimi, coinvolgono personaggi più o meno noti, dal mondo dello spettacolo a quello della politica.
Jeanette Winterson, scrittrice britannica, “confessa” di essere lesbica all’età di 16 anni, andando via di casa. La sua vicenda personale, accompagnata dalle brillanti pubblicazioni (ricordiamo Non ci sono solo le arance grazie al quale vince il prestigioso Whitbread First Novel award) è d’aiuto e d’esempio a molte persone che vivono lo stesso disagio.
Perché essere felice quando puoi essere normale? : è questa la frase che sua madre le dice quando viene a conoscenza della decisione di sua figlia. Il libro è il racconto intimo e personale di un’infanzia vissuta tra l’indifferenza del padre e la fede della madre, è la storia di una lotta per sopravvivere alle prepotenze, per affermare se stessa e la propria omosessualità. Come suggerisce The Spectator :
“Questa è anche la storia di un amore infinito per la letteratura, nato per proteggersi e per cercare quell’affetto stabile che in casa sembra mancare irrimediabilmente, un amore che resiste anche quando la madre scopre i libri che Jeanette nasconde sotto il materasso e li dà alle fiamme.”
Le storie di cui si potrebbe parlare sono innumerevoli, e si potrebbe continuare così all’infinito.
La verità è che se la letteratura diventa lo strumento per dar loro voce ben venga. Lo ‘strumentalizzare’ qualcosa per fini così nobili è un’accezione del significato cui non avevo mai pensato finora.
Sempre nella convinzione che dirlo, scriverlo, sia la cosa giusta.