Il nostro viaggio nel progetto monumentale dell’autore conosciuto in Italia come il “Re”, King in lingua originale, prosegue.
Monumentale certo, grandioso sicuramente, ma anche ardito e forse imprudente. Racconta lo stesso King che, durante il lunghissimo lasso di tempo che ha visto la gestazione dei vari libri della saga, una donna in età molto avanzata gli scrisse una lettera nella quale gli chiedeva, quasi lo supplicava, di chiudere la storia nel minor tempo possibile, temendo lei di morire prima di riuscire a vedere la stessa concludersi. Un esperimento letterario cominciato da un ragazzo e proseguito dallo stesso diventato un uomo, è stato capace di racchiudere sotto un’unica firma generi ed amanti di generi del tutto differenti.
Come forse mai nessuno in questo modo.
Il capitolo precedente “La chiamata dei tre”, il secondo dopo “L’ultimo cavaliere”, vede formarsi quella che ad una prima lettura parrebbe una squadra, tuttavia col tempo i pochi componenti, destinati a crescere sebbene di poco, sembreranno per convinzione e volontà un intero esercito. In questo terzo tomo dal titolo “Terre desolate”, contrariamente a quanto suggerirebbe il titolo stesso, Roland ed i suoi compagni incontrano molte più difficoltà di quanto accaduto in precedenza, li ritroviamo tutti nello stesso posto in cui li avevamo lasciati ma alcuni mesi più tardi. Eddie e Susannah, quest’ultima nata dalla fusione delle sue due personalità, a seguito delle lezioni del nostro pistolero Roland (la traduzione in italiano “cavaliere” è sempre più incomprensibile), svilupperanno capacità inaspettate. Il loro primo incontro è con un gigantesco orso robot guardiano, che solo la mente perversa di Stephen avrebbe potuto inserire con naturalezza nella narrazione, c’è poi l’arrivo del terzo compagno (che eviterò di svelare per coloro i quali non sono ancora a questo punto della trama) di un Roland che vive, a seguito di ciò, uno sdoppiamento che lo rende debole, vicino alla pazzia. Il ka-tet si rafforza e compatta, e risulta sempre di più facile comprensione: persone tenute unite dal destino in vista di uno scopo superiore. I quattro sono ora in viaggio, Roland di Gilead, il Prigioniero e la Signora delle Ombre, in compagnia di uno strano animale parlante, il bimbolo Oy, rifiutato dai suoi simili come gli esseri umani ai quali ora si accompagna lo sono stati dai loro, sulla strada verso la meta che si fa meno lontana, per quanto non più vicina: la Torre Nera. Non dimenticando poi uno strano treno, Blaine il Mono, che collega le città di Lud e Topeka, dotato di una personalità malvagia appassionato di indovinelli, che ha sterminato gli abitanti della città di Lud riuscendo quasi ad uccidere anche i nostri eroi; collegato in uno strano modo ad un libro per bambini del mondo reale…
Comincia finalmente l’autore a darci una serie di informazioni più dettagliate su questo universo assurdo, futuristico ed insieme antico: guardiani, porte e vettori sembrano concetti meno astrusi, frecce in un certo senso che puntano tutte una sola, unica, importantissima direzione, sempre lei, la Torre.
La tensione non scema in questo terzo episodio, forse non d’atmosfera come i precedenti ma di grande ritmo, denso di incontri talvolta rocamboleschi, talaltra spaventosi, dove il valore del coraggio e la possibilità di riscatto delle anime buone ma perse assurgono al rango di cardini dell’intera vicenda: tutti possono fare la loro parte, anche un bimbolo. Il finale per i non assidui frequentatori del genere fantasy è devastante, abituati a vedere le storie concludersi al suono dell’ultima pagina voltata dalle nostre stesse dita. La sensazione è quella d’uno schiaffo e ci ritroviamo a supplicare lui, l’inarrivabile King, di colpirci ancora.
Masochisti della lettura non ci resta che leggere il prossimo capitolo.