L’uomo volante, la donna invisibile ed il ragazzo torcia non si conoscevano, non si erano nemmeno mai visti, eppure avevano tantissime cose in comune. Non provenivano da posti simili, non avevano acquistato i superpoteri nello stesso modo, tutti però nello stesso indimenticabile giorno.
Salif il senegalese, l’uomo volante, si trovava ad almeno 15 metri e pensava alla moglie e alla figlia. Il vento gli scompigliava i capelli, il mondo lo guardava incredulo e lui, ora sospeso in aria, sentiva di non pesare quasi niente. Yīng Xuĕ, la piccola cinese, donna invisibile, aveva ricevuto il dono nel tempo, non come gli altri due. Osservava tutti senza essere osservata, le sue mani si muovevano veloci, perle di sudore le incorniciavano il viso ovale e le facevano bruciare gli occhi piccoli, assumeva espressioni grottesche ed il trucco le colava lungo il viso ma lei non se ne curava, nessuno la vedeva. Marco, l’uomo torcia, era il più pericoloso, durante l’episodio in cui acquisì la sua straordinaria capacità non fece che dimenarsi spaventato, rischiando così di fare male agli altri che lo guardavano incantati muoversi tra le lingue di fuoco. Marco si dondolava come in una danza, i presenti ripetevano come in una nenia il suo nome, rapiti dai colori sfavillanti e dal calore che quel ragazzo poco più che diciottenne seppe spargere intorno a sé.
Si sarebbe certo portati a credere che fenomeni di tale risma occuparono all’epoca dei fatti le prime pagine di tutti i giornali. Tre persone trasformatesi in supereroi tutte nella stessa nazione e nello stesso giorno: così non fu. Di tali strani fenomeni il Belpaese era pieno a bizzeffe e la gente assisteva assuefatta al loro moltiplicarsi. In tutte le città esseri ordinari divenivano straordinari all’improvviso.
Quel giorno Salif si chiese, mentre planava, chi avrebbe avvertito la moglie della sua trasformazione, e se la sua bambina lo avrebbe ricordato come era prima. Per un solo attimo pensò al Senegal e a quanta fatica gli era costato lavare le piante dei piedi fino a farle sanguinare per eliminare le macchie del tanto camminare a piedi nudi, correndo sulla terra affamato e felice. Yīng Xuĕ se ne stava seduta da giorni e aspettava e, siccome era forte il rischio che la sua fama attirasse gente nel capannone, le avevano concesso di rimanere con gli altri, tuttavia, essendo invisibile, rendeva difficile la vita di tutti: la scavalcavano e la aggiravano correndo sempre però il rischio di cascarle addosso. Lei non ne faceva un cruccio, era nata femmina dopotutto e l’avevano lasciata vivere, in tutto il mondo poi persone sconosciute portavano pezzi di lei sul corpo, come un feticcio. Marco aveva tre sorelle ed una mamma, era l’ultimo, il cucciolo di casa, non c’era nemmeno una foto del padre e chissà, magari aveva avuto davvero una nascita prodigiosa, forse era stato concepito da una lacrima della madre. Questo avrebbe potuto anche spiegare il fenomeno di cui ora era protagonista. Piccoli lapilli cadevano dai suoi palmi sul selciato, piccoli proprio come lacrime, ricamando sulla terra disegni astratti color cenere e pelle.
Salif ebbe il tempo per un ultimo pensiero, pregò Allah con tutte le sue forze che il caposquarda non lo gettasse in un campo, o che i colleghi straziati non dovessero gettarne il corpo nel fiume, che le sue spoglie mortali potessero riposare così come la sua religione imponeva e che la sua bella moglie dagli occhi scuri cantasse alla loro bambina la storia del suo papà volante. Yīng Xuĕ non si crucciò molto quando si rese conto che le palpebre erano troppo pesanti mentre respirava affannosamente. Era stata invisibile, sempre, anche quando le sue mani veloci sabbiavano i Jeans per un grande marchio di moda e scolorivano cosce che avrebbero portato impresso il segno di una vita che mai era stata davvero tale. La silicosi non dava scampo, ma in effetti la sua vita da pollo di batteria non gliene aveva mai dato comunque. Marco andava spesso a ballare quando non faceva le notti in fabbrica, si “spense in un rogo” e gli venne da ridere quando non avvertì più il dolore, nessuno lo vide ma lui rise per quell’ultima freddura che Claudia la sorella maggiore avrebbe trovato esilarante. Si spense mentre il grande capo inventava spiegazioni e contava di scaricare su di lui la responsabilità della fuga del materiale altamente infiammabile, mentre ancora quel tizzone che ebbe un nome ardeva, ed il cuore in quel tizzone non aveva fermato il suo battito.
Ogni singolo giorno, in Italia, tre persone comuni si trasformano in supereroi.