Il porto
Un porto è un soggiorno fascinoso per un animo stremato dalle battaglie della vita. Gli spazi interminati del cielo, le mutevoli architetture delle nuvole, il cangiante trascolorare del mare, gli scintillii dei fari – sono un prisma mirabile creato per svagare gli occhi senza stordirli. Le figure slanciate dei navigli, le loro intricate attrezzature, a cui il riflusso imprime armoniose oscillazioni, servono a custodire nell’anima il piacere del ritmo e della bellezza. E poi, su ogni cosa, c’è un godimento aristocratico e misterioso – per chi non ha più ambizioni, più nessuna curiosità – nel contemplare, semisdraiato su un belvedere o poggiato coi gomiti sul molo, tutti i movimenti di quelli che partono e che ritornano, di quanti ancora hanno la forza di volere, la brama di viaggiare o di arricchirsi.
Charles Pierre Baudelaire
Trattare di chi fosse l’autore e di cosa abbia creato vissuto e voluto credo sia pressoché ridicolo, nonché offensivo per il lettore. I poemi in prosa de “Lo spleen di Parigi” composti dal grande, immenso, artista parigino sono l’emblema, la classificazione (scientifica), l’ “esplicazione”, la vivisezione, il respiro vissuto, di ciò che Nietzsche, all’interno della “Gaia scienza”, definisce come “rapporto tra sofferenze e sofferenti”; nel caso dei “poemi” qui vi è trattato il tipo di sofferenza da impoverimento della vita, ricerca di storditezza.
L’autore dello spleen baudelairiano è un flaneur solitario che si aggira, si immischia tra le rocce labirintiche e pietrose della immensa capitale francese, ricerca dunque in ogni angolo con prontezza “avventure” e fantasie. Ma è tutto prossimo al nulla, all’immaginifico, alla meravigliosa tematica tipicamente tardoromantica della noia. Il cambiamento è allo stesso tempo ampollosa e colorata soluzione e acido che lentamente scorre nelle vene logorandole, e nel cuore, è disgregazione fatta di cambiamento ed avanzamento, ma è anche la dovuta profusione di forze mentali per procedere nella lotta contro ciò che svuota ed addormenta: è una situazione di perenne innegabile e subdola sconfitta, è la situazione di una mente essenzialmente sofferente e bisognosa di qualcosa ch’è extra a ciò che l’umano possa mai aspirare, o forse è bisognosa di troppo nulla…
Dobbiamo partire? Rimanere?
Rimani se puoi; parti se occorre. (C.P.B.)