Tu che dici, Ermia? Bada, bella fanciulla: tuo padre dovrebbe essere per te come un dio- è lui l’artefice della tua bellezza; sì, tu non sei che la forma di cera che egli ha plasmato, e sta a lui preservarla o distruggerla.
Sogno di una notte di mezza estate ( A Midsummer Night’s Dream ) è un’opera teatrale, una commedia di William Shakespeare scritta intorno alla fine del 1500. Il pretesto da cui prende inizio l’opera è l’imminente matrimonio di Teseo e Ippolita; tutte le altre vicende, quelle delle altre coppie di innamorati, dipendono da questa vicenda e sono inscritte in un mondo che è insieme fiabesco e mitologico.
Il protagonista indiscusso del teatro ( e più in generale del mondo ) elisabettiano, Shakespeare, è in grado di intrecciare tra loro tre livelli differenti: quello del reale (tanto del mondo terreno quanto quello del mondo teatrale), quello ultraterreno e infine quello della fantasia.
È la parola sogno che domina però l’intera opera teatrale: qualcosa di questo mondo, ci è suggerito già a partire dal titolo “Sogno di una notte di mezza estate” perché è questa la cornice del tutto; stessa parola chiave che tornerà sul finale.
Con ordine però: Lisandro e Demetrio, entrambi innamorati di Ermia, innamorata di Lisandro; ed Elena, amica di Ermia, innamorata di Demetrio. Ermia è costretta a sposare Demetrio, dal padre Egeo; non vuole e dunque fugge nei boschi con il suo innamorato Lisandro, seguiti dall’altra coppia. I quattro giovani si perdono nel bosco e nella sua oscurità.
Il bosco diventa a sua volta quasi protagonista dell’intera vicenda: sembra un labirinto, dove i giovani perdono i loro compagni e se stessi, la loro umanità nell’incontro con esseri soprannaturali; il tutto sotto lo sguardo beffardo del re degli spiriti, divertito nello scombussolare gli animi e i gesti degli innamorati; è un bosco di intrighi e di incantesimi, di incontri con spiriti, di labili confini tra reale e irreale….
È un bosco in cui si ritrovano anche il re degli elfi, Oberon, e la moglie regina delle fate, Titania, arrivati per partecipare alle nozze; ed ancora, nella foresta prendono il via le prove dello spettacolo ( sul tema della vicenda di Piramo e Tisbe ) che un gruppo di artigiani sta mettendo in scena per festeggiare le nozze. Oberon, visti Demetrio ed Elena nel bosco, invita Puck, un folletto, a spremere sugli occhi di Demetrio un succo magico per farlo innamorare di Elena; Puck sbaglia, spremendo il succo sugli occhi di Lisandro, che si innamora a sua volta di Elena. La storia si capovolge, i due giovani ateniesi, innamorati inizialmente di Ermia, si innamoreranno entrambi di Elena. Oberon cerca di risolvere l’equivoco e Puck fa scendere una nebbia fatata sul bosco affinché i quattro giovani si addormentino e lui possa, con la rosa del pensiero, “aggiustare” i loro sentimenti e indirizzarli alle persone giuste.
Ma che hai combinato? Hai sbagliato tutto! Hai versato il filtro d’amore sugli occhi di un amante fedele; sai quale sarà il risultato del tuo equivoco? Che magari è cambiato qualche amore vero e non un infedele in amante sincero.
Teseo trova i giovani addormentati nel bosco, ora sono tre i matrimoni da organizzare e gli abitanti del villaggio, agitati dal poco tempo, mettono a punto la loro tragedia (che finisce con l’avere un tono comico) dopo aver riavuto il protagonista, che era scomparso in precedenza. Nuova cornice, spettacolo nello spettacolo, commedia nella tragedia-commedia. Il folletto conclude l’opera di Shakespeare riallacciandosi alla tematica del sogno e rivolgendosi al pubblico:
Se noi ombre vi abbiamo irritato, non prendetela a male, ma pensate di aver dormito, e che questa sia una visione della fantasia
Fantasia, sogno e realtà nel lavoro del drammaturgo inglese che deve molto di quest’opera ad Ovidio e alle sue Metamorfosi, alla mitologia celtica e al folklore inglese.