È che viviamo lontane, non proprio lontane, ma c’è il traffico e il guidare da sole, e gli amici diversi. Abbiamo scelto il martedì. Si cena sole, senza uomini, perché non abbiamo imparato a giocare a burraco e allora si mangia insieme. Ci siamo conosciute più o meno quindicenni, e siamo quattro.
Tu dammi la mano ed io ti do la mia.
Abbiamo diciott’anni qualcuna lavoricchia, tutte fidanzate con un ragazzo che sarà quello della vita quasi certamente, vogliamo un lavoro soddisfacente, figli da giovani che poi non c’è gusto.
Tu dammi la mano ed io ti do la mia.
Abbiamo vent’anni, stessi fidanzati quasi certamente prossimi mariti, a qualcuna lo studio stenta, a qualcun’altra no, una lavoricchia, una piange per il fidanzato, vogliamo un lavoro soddisfacente, figli da giovani che poi non c’è gusto.
Tu dammi la mano ed io ti do la mia.
Abbiamo 5 anni di più, tre hanno nuovi fidanzati, non credo saranno i mariti poi, o almeno noi non ci crediamo molto, solo una lo vorrebbe a tutti i costi, piange spesso il martedì, una pensa d’aver trovato il principe azzurro, presto piangerà. Una s’è laureata fa la psicologa beata lei, le altre no, una ama gli animali, un’altra non li mangia. Vorremmo un lavoro almeno soddisfacente, figli non troppo tardi che poi non c’è gusto.
Tu dammi la mano ed io ti do la mia.
Abbiamo quasi trent’anni, altri uomini vicino, non sappiamo come andrà che pure se poi rimani sola non importa, non è che hai bisogno per forza di qualcuno. Chi s’è laureata lavora gratis, chi non s’è laureata fa stage gratis, chi inizia una sua attività lo fa praticamente gratis, una piange ancora per lo stesso fidanzato, stavolta forse smetterà, un’altra vuol convivere e dove la trovi la casa, un’altra vuol convivere ma poi chi la paga la casa. Vorremmo un lavoro, i figli meglio di no, non è che non li vogliamo ma come si fa, meglio se non si fa.
Tu dammi la mano ed io ti do la mia.
Questo martedì porto le carte, magari il burraco lo impariamo, si parla meno e si pensa meno.
Dai un’altra mano.