Felice l’uomo che ha raggiunto il porto,
Che lascia dietro di sè mari e tempeste,
I cui sogni sono morti o mai nati,
E siede a bere all’osteria di Brema,
Presso al camino, ed ha buona pace.
Felice l’uomo come una fiamma spenta,
Felice l’uomo come sabbia d’estuario,
Che ha deposto il carico e si è tersa la fronte,
E riposa al margine del cammino.
Non teme né spera né aspetta,
Ma guarda fisso il sole che tramonta.
Lasciate dietro di voi mari e tempeste. Lasciatele dietro un portone, di una vecchia casa, che non rivedrete mai più. Lasciate dietro di voi i sogni mai realizzati, quelli morti, che si trascinano dietro solo una scia velenosa di rimpianto. Felice è colui che ha raggiunto un obiettivo, che ha il cuore in pace, che ha spento la fiamma che gli bruciava in petto; felice è colui che ha posato il carico che gli pesava sulle spalle e ha asciugato il sudore di una fronte che non reggeva più.
Non teme nè spera nè aspetta
Nulla c’è più da temere, e la pace riposa nel cuore mirando il sole che tramonta, ancora una volta.
Primo Levi. Una poesia carica di significati. E’ un uomo che parla di quiete dopo la tempesta, poco c’entra la rassegnazione, poco l’arrendevolezza o il lassismo, quello che parla qui è il cuore di un uomo che ha visto e vissuto così tanti orrori che il solo sedersi in una taverna, bevendo qualcosa senza aver paure e pensieri, senza timori, orrori e disperazioni, è la pace nel cuore. La felicità forse è stata troppo idealizzata, forse noi non lo sappiamo più. Forse, la fiamma di cui parla Primo Levi è la fiamma della paura, quella che paralizza il cuore a sentire solo dei passi fuori la porta. Riposare al margine di un cammino può essere una gioia semplice, di quelle che abbiamo dimenticato, quel tipo di serenità che si prova solo guardando il sole tramontare, senza fretta, senza pensieri; una serenità che per noi non ha più nome. La storia, per fortuna, porta impressa sulla propria pelle i nomi di questi servi delle muse che ci ricordano ancora com’era e come è stato, ogni giorno le loro parole vengono pronunciate, acclamate o anche sussurrate dalle bocche più svariate, si sciolgono in lingue diverse, conservando dentro di sè il messaggio primario che trasmisero allora e che trasmettono adesso: non dimenticare. Non dimenticare mai, ciò per cui si è combattutto, apprezzare sempre il sole ogni giorno, anche quando tramonta, perchè si ha la certezza di poterlo veder sorgere.
Dopo aver letto questa poesia, sono uscita fuori. C’era il sole ed era caldo, sembrava tutto calmo, ogni cosa era al posto giusto, senza affanni. Ho riso di me, e delle piccolezze alle quali ci attacchiamo tutti per il semplice gusto del dramma. Non dimentichiamo, mai, e non dimenticheremo. Uscite di casa, e questa volta godetevi davvero il sole.