Ci vuole una fatica enorme, a macellare un corpo vivo, ma il senso di distacco e riposo che ne regala la visione è straordinario, e dipende esclusivamente dall’atto di uccidere, dal gesto, non dall’uccisa.
In un film le donne assassinate sono sempre bellissime, irraggiungibili, giovani. Certo, se a muoversi è un dilettante, o il classico poveraccio con grossi problemi edipici…! Ma se uno coltiva l’assassinio come una cima, e la morte come un traguardo di alta montagna, da raggiungere con grosso sforzo, beh, allora è tutta un’altra questione.
Per questo, non ho provato vergogna a uccidere Karla, ma anzi una sommessa intimità. Una donna di strada di sessant’anni che ti rivela il suo nome, solo perché ha finalmente chi le accenda una sigaretta nei bassifondi intorno alla stazione, merita stima, e un lavoro fatto con passione e pazienza.
Del resto per recidere la mano che ancora conservo nel portaoggetti della vecchia BMW in garage, mi ci è voluto del tempo. Nessuno capirà mai quanto amore ci vuole per spezzare una vita.
In tutto il suo tempo da viva, nessuno aveva neanche mai fatto caso a Karla. Ora che è sul giornale, parlano tutti, del tronco di magnolia privo di un fiore.