… Un giorno
mi sorprese la primavera
che In tutti i campi intorno
sorrideva.
Verdi foglie in germoglio
gialle rigonfie gemme delle fronde,
fiori gialli, bianchi e rossi davano
varietà di toni al paesaggio.
E il sole
sulle fronde tenere
era una pioggia
di raggi d’oro;
nel sonoro scorrere
del fiume ampio
si specchiavano
argentei e sottili i pioppi.
Dunque, un giorno esci con la sciarpa e il cappotto. L’abitudine ti fa chiudere tutti i bottoni, per bene, fino al collo, lo sguardo non va alla finestra perché dà per scontato che il cielo sia grigio come sempre, con le nuvole come uniche compagne dei lavoratori mattutini. E poi, in un giorno di marzo, appena metti piede fuori il sole ti abbraccia, ti sussurra di liberare il collo, il vento caldo ti scalda le spalle e le braccia, per troppo tempo tenute nascoste, fasciate e soffocate dalla lana. Ho sempre pensato alla Primavera come una donna, vestita di gonnelloni colorati, lunghi capelli biondi e fiori intrecciati alla chioma.
Si presenta ogni anno, fuori la porta di casa, sorride smagliante, fa uno sbadiglio e porta con sé il profumo delle mimose e dei fiori di ciliegio. Le sue braccia sono ricoperte di bracciali di fiori d’arancio e le sue collane sono fili intrecciati d’erba di prati immensi e profumati di sole. È quello di cui parla Antonio Machado in questa sua poesia, questo inno alla primavera e alla sorpresa che ci coglie quando scendiamo di casa e dobbiamo toglierci il cappotto. È quello di cui parla questo poeta spagnolo, quando ci si ritrova immersi in distese di fiori gialli di sole e papaveri rossi d’amore, quando il sangue si risveglia e si lascia scaldare dai primi raggi, quando ci entra nelle vene il profumo delle prime mimose che appaiono come macchie di sole in mezzo a radure che eravamo abituati a vedere grigie e marroni.
E il sole
Sulle fronde tenere
Era una pioggia
Di raggi d’oro.
Fermatevi e osservate, quando filtra tra nuvole bianche quel raggio di sole che par pioggia brillante, carica di speranze e promesse per un tempo caldo che s’avvicina, che fa assaggiare l’odore di un’estate che verrà, anche se par lontana, verrà ancora una volta. Come la Primavera che sembra tanto lontana e invece si presenta, puntuale e solare con i suoi alberi di nuovo verdi, di nuovo rigogliosi e creatori di ombre rinfrescanti, del mare che cambia colore e del cielo che non è mai sembrato così celeste. Forse nel sangue degli spagnoli il sole fa più effetto e nei poeti le parole sgorgano come l’acqua dalle sorgenti, così, naturalmente, senza fretta e senza sforzo. Il poeta andaluso, con questa poesia, ha catturato tutta l’essenza della Primavera, tutto il sentimento che i suoi profumi provocano, l’emozione del cuore quando l’occhio coglie i colori brillanti ed ebbri di vita.
Antonio Machado, dal linguaggio semplice e introverso, ha catturato il mio cuore molto velocemente, io l’ho scoperto da poco e i suoi versi così intimi fanno avvicinare il lettore ai suoi stati d’animo, in modo pacato, quieto, quasi in punta di piedi ci invita ad entrare nel suo cuore di poeta dal sangue andaluso.
Perciò benvenuti, ma fate piano.