Letteratu.it

Archiviare il passato per preservare il futuro. I libri tra carta e bits.

Nell’epoca del digitale e della velocità della luce che fa a pugni con i neutrini, c’è ancora chi, con calma e umiltà decide di investire tempo e denaro in un progetto che, forse, riesce a fondere passato e futuro, tradizione e tecnologia.

Carta e Computer non hanno nulla in comune, se non la lettera iniziale e il fatto di essere due mezzi di comunicazione, appartenenti ormai a due epoche distanti; eppure l’ingegnere informatico, Brewster Kahle è riuscito ad unire per vie indirette i due mezzi grazie ad un’idea e ad una passione. I libri. Alla fine degli anni novanta prende corpo l’Internet Archive, una biblioteca digitale no-profit liberamente accessibile a chiunque voglia consultare libri e film. Un archivio digitalizzato che ha un solo ed unico scopo, la preservazione della conoscenza.

“Molte società danno importanza alla preservazione di artefatti riguardanti la loro eredità culturale. Senza questi artefatti la civiltà non ha memoria e non ha modo di imparare dai propri successi e dai propri fallimenti. La nostra cultura ora produce sempre più artefatti in forma digitale. La missione di Internet Archive è di aiutare a preservare questi artefatti e creare una biblioteca digitale su Internet per ricercatori, storici e studiosi.” È possibile leggere sul sito web di Internet Archive.

Insomma un atto filantropico a tutti effetti quello di Kahle, che ha investito in questo progetto i risparmi di una vita (si parla di circa 3 milioni di dollari). Un investimento che è andato però oltre, si perché la raccolta, la catalogazione e la conservazione dei libri contenuti nell’Internet Archive non sono solo digitali; a Richmond, in California, è nata infatti  la sede materiale della biblioteca del signor Kahle, un magazzino contenente le copie cartacee originali dei libri presenti in archivio. Tutte stipate in containers, perfettamente tenute, affinché durino nel tempo. 
I libri sono stati accumulati negli ultimi anni grazie perlopiù alle donazioni spontanee di biblioteche statali e universitarie, forse anch’esse affascinate da quest’aurea immortale che può avvolgere la cultura.

Quanti sono i volumi? Non è dato sapere, centinaia, migliaia, forse il numero non è importante. Non quanto il valore di una novità così forte ed assoluta, come quella di un archivio etereo ed accessibile.

Un ossimoro? O più semplicemente una rivoluzione? Quella constatazione così semplice da risultare quasi inutile, la possibilità, forse, che il futuro sia proprio nel nostro passato. Riuscire a non scindere l’odore della carta dalla facilità di accesso, la quiete di una lettura dalla velocità di uno sguardo.

La vera vittoria, oggi, è guardare con occhi vivi ciò che possiamo essere, consapevoli che sono le possibilità che trasformano, e i bisogni che creano.
Eppur mi domando se e quando sia possibile non farsi divorare dalla voglia di arrivare, ultimamente sento dire in giro che bisogna “essere affamati”, bisogna non fermarsi mai, crederci e continuare ad imparare. Ma ciò che tutti impariamo oggi è solo ciò che abbiamo fatto ieri, allora non scavalchiamo chi ci ha preceduto, semplicemente non dimentichiamo.

Il Physical Archive altro non è un genitore silenzioso che guarda crescere i propri figli, pronto a venir fuori nel momento del bisogno, quasi un’assicurazione sul futuro.
È così possibile abbattere il muro di separazione tra nostalgici e futuristi digitali? Dopotutto l’unico punta di vista eccellente è quello del lettore.

Virginia Woolf scrisse nel suo celebre romanzo “Una stanza tutta per sé” che una donna deve avere soldi e una stanza propri per scrivere romanzi, io dico che un uomo per leggere deve avere un mezzo e una spiccata curiosità.