Il picaresco e l’epica mitologica di origine nordica de Il Signore degli anelli di Tolkien, il West maestoso della cinematografia di Sergio Leone, l’horror inquieto e nascosto nelle presenze immanenti di lovecraftiana memoria, la fantascienza post-apocalittica, e per la notevole influenza che hanno esercitato sull’autore, i poemi Childe Roland to the dark tower came di Robert Browning e quel capolavoro di poetica moderna che è stato The Waste Land di Thomas S. Eliot: questo ed altro sembra convergere in quella che viene definita l’opera magna, la più ambiziosa e suggestiva (al pari di It e L’ombra dello scorpione) del Re del terrore, Stephen King: l’epopea de La Torre Nera.
Il romanzo La chiamata dei tre, secondo tassello di questa incredibile saga, riprende dove si era fermato il primo indimenticabile episodio, L’ultimo cavaliere (https://www.letteratu.it/2012/01/04/sulle-tracce-del-pistolero-capitolo-1-lultimo-cavaliere-di-stephen-king/).
Su una spiaggia, punto sconosciuto ai confini del mondo, risvegliatosi da una strana stregoneria perpetrata dall’uomo in nero che ha modificato le coordinate temporali rinchiudendolo in una sorta di stasi onirica, Roland viene disturbato da alcuni strani esseri marini, orrende creature multiformi simili a dei crostacei. Malgrado la sua incredibile velocità con le pistole, Roland subisce una seria mutilazione alle dita di una mano, oltre a una grave infezione che gli potrebbe costare la vita.
Salvatosi per l’ennesima volta, sulla spiaggia trova sospese nell’aria tre differenti porte magiche, che si rivelano essere dei canali di passaggio tra la sua dimensione, situata in un lontanissimo futuro, e la nostra, fatta di un passato decisamente recente. Ogni porta lo condurrà a tre momenti differenti della storia di New York, precisamente il 1987, il 1964, ed infine il 1977, e tutte hanno rispettivamente il loro nome: “Il Prigioniero”, “La Signoradelle Ombre” e “La morte”, << ma non per te pistolero. >> Vi ricordate?
La prima condurrà Roland da Eddie Dean, un eroinomane – ecco spiegata la sua “prigione” – che fa lo spacciatore di cocaina per la mafia; la seconda invece inoltrerà il cavaliere nella vita di Odetta Holmes, un’attivista di colore in lotta per i diritti civili ma invalida e senza gambe, tempo prima falciate da un treno in corsa in metropolitana, dopo che è stata spinta sui binari. La particolarità di questo personaggio sta tutta nel suo alter ego, un’entità violenta e misteriosa di nome Detta Walker che prenderà il sopravvento su Odetta trasformandola in un essere volgare e meschino, ma con un passato tanto tormentato quanto suggestivo ed emozionante. Quando Eddie e Roland la trascineranno nel loro mondo, saranno obbligati a lottare anche contro Detta per convincerla a stare dalla parte del gruppo; la terza ed ultima porta condurrà il pistolero ad un avversario, lo spietato Jack Mort, colui che ha spinto Jake Chambers – cioè la proiezione del bambino nella nostra epoca e che abbiamo avuto modo di incontrare anche nel primo capitolo – sotto un’auto uccidendolo, nonché il vero responsabile dei due incidenti in cui è rimasta vittima Odetta, un mattone lanciato da un edificio abbandonato che la colpì sulla testa causandole quella sorta di schizofrenia del tutto particolare, e la spinta sui binari in metropolitana subendone la mutilazione.
King quindi lascia momentaneamente le ambientazioni western-fantasy che campeggiavano nel romanzo di debutto, e si affaccia invece su una realtà urbana particolarmente più vicina a noi, fatta di grattacieli e metropoli brulicanti di persone, mafiosi corrotti e spacciatori, assassini cinici e attivisti psicotici, uno scenario insomma allucinante e malato che sostituisce le vaste lande desolate, aride e silenziose che caratterizzavano i paesaggi offerti dall’episodio precedente. Il mondo del pistolero, infatti, è tremendamente diverso dal nostro, anche se sono innumerevoli le analogie con il vecchio west americano e di frontiera. Il paesaggio secco e sabbioso forma uno spettacolo ricco di suggestioni metafisiche, e la presenza di vecchi macchinari del nostro mondo, archeologici reperti di un mondo scomparso da tempo, lo rende del tutto magico. Quel mondo, simile al nostro, appartiene agli Antichi, e i reperti ultratecnologici disseminati nel mondo di Roland ne testimoniano l’incredibile intelligenza, l’Arte e la forza creativa.
Il mondo del pistolero, che è anche il nostro mondo, è andato avanti subendo imponenti cambiamenti atmosferici e gravitazionali: il Sole sorge e tramonta in punti diversi tra loro, grandi macerie sono segni di conflitti epocali e di civiltà scomparse, mentre il Tempo sembra interagire con lo Spazio e la Materia in modo del tutto atipico e per niente lineare, segni di un progressivo indebolimento della Torre Nera, fulcro e centro dell’universo che Roland Deschain, ultimo cavaliere della Baronia di Gilead, dovrà proteggere da un’entità che va al di là di ogni comprensione umana, ed evitare che cada nelle mani sbagliate.
Restate con noi, questo meraviglioso viaggio sembra appena cominciato…