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La forza di dire al “padrun” che lui non sa. Le donne-bambine di “La masnà” di Raffaella Romagnolo.

Talvolta l’età anagrafica non coincide con quella che ci si sente, o con quella che gli altri ci assegnano, come potessimo essere bambole costrette ad impolverarci nel passare degli anni, senza però crescere mai. Le rughe ed il tempo avanzano ed altri, uomini, sentono in diritto di pensare per noi, di indirizzarci prendendoci per mano, tenendola stretta quella mano in segno di possesso. Ogni solco sul viso rappresenta così una sconfitta, un altro lasso di tempo nel quale non abbiamo potuto alzare il capo e divenire adulte, costrette a rimanere masnà, bambine.

Raffaella Romagnolo dipinge su tela, con parole tanto nitide da sembrare dipinte, una storia, una saga familiare, che al contempo è la Storia d’Italia e delle donne, nel suo secondo romanzo: La Masnà. Tre protagoniste, il dogma ‘l padrun ’l sa, l’uomo solo sa cosa è giusto fare, l’Italia che cambia, forse mai abbastanza.

Emma Bonelli è poco più che una bambina con una cascata di capelli rossi quando la situazione economica, della sua povera ma calorosa famiglia, la costringe sposa di Genio, uno zoppo col quale condivide malvolentieri il letto. Il nuovo nucleo familiare così formatosi non nasce dall’amore, nemmeno dalla stima, ma dal bisogno di nuove braccia per le terre dei “Francesi”, i nuovi padroni di Emma. Una suocera dispotica tormenterà Emma per pochi anni e tuttavia la sua presenza aleggerà nella casa dei Francesi per troppi, il capofamiglia, il ferroviere, eserciterà su Genio e sulla sua sposa/serva l’autorità che ne farà l’aguzzino, un uomo grottesco mai rassegnatosi all’avanzare della vecchiaia, che vede la virilità ed il sesso come una forma di potere. Alla nascita del primogenito, Mario un maschio, sarà concessa ad Emma l’acqua di rose, alla nascita di Luciana, inutile femmina, quasi non le sarà dato il tempo di riprendersi dal parto. Nel circolo della soccombenza entrerà Luciana, che farà quel che le impone Mario perché Mario ‘l sa, sa cosa c’è da fare, cosa è giusto per una donna che resta sempre una masnà. Luciana sposerà allora l’uomo adatto a lei, un uomo, Franco, che insegue un desiderio e cerca compagnia per il viaggio verso quell’ambizione, scegliendo Luciana così come un allevatore sceglierebbe un cavallo. Dall’unione nascerà una bambina, Anna, che sarà forse la prima a spezzare la catena di sudditanza di queste donne, a caro prezzo però: la demolizione della figura paterna, quella di un uomo in fin dei conti etereo ed impalpabile, un eroe visto solo nei pensieri, raramente nella cucina del nuovo appartamento scelto in città, lontano dal mondo della vecchia casa a forma di L, la casa dei Francesi.

Sono aliene queste donne, ognuna a modo suo. Emma sentirà per sempre il peso di un gesto eroico, come se avere solo una volta nella vita scelto con la propria testa fosse un peccato la cui macchia le lacera l’anima, forse più che il segreto di Genio che anzi la rinfranca, sicuramente più delle angherie del ferroviere. Con una decisione ardita farà un pezzetto della storia e per questo non troverà mai la pace. Il mondo contadino lasciato alle spalle tornerà nei suoi pensieri, di donna adulta privata finanche della possibilità d’avere un parere. Luciana guarda le altre donne emanciparsi, solo da vedova troverà il coraggio di mettersi in piedi, lasciare per sempre una vita di capogiri e vertigini ed osare, entrare con vigore nella vita adulta per sistemare ciò che ha lasciato in un disordine fallimentare il marito. Anna infine, studentessa diligente, che ha celato la sua diversità, il suo modo d’essere il prodotto di un universo di succubi, sotto un ordine quasi maniacale. Forse Anna riuscirà laddove le altre non si può dire abbiano fallito, perché non si sono proprio mai spinte. Spezzare la catena dell’asservimento, decidere, scegliere, dire perfino a Mario, l’unico uomo rimasto, che lui NON SA.

Questo libro non ha nulla da invidiare ai grandi romanzi ottocenteschi, raccontando però una storia moderna, la storia di un paese che ha subito con difficoltà il passaggio dal mondo rurale a quello moderno, la storia delle donne che trovano riscatto solo alla fine, solo oggi, ma che quel riscatto lo devono pretendere, devono combattere. Le immagino tornare a quella casa, tutte e tre, tutte giovani e dire al mondo, a quella grande casa, noi non siamo più masnà.