Chissà se un giorno butteremo le maschere
che portiamo sul volto senza saperlo.
Per questo è tanto difficile identificare
gli uomini che incontriamo.
Forse fra i tanti, fra i milioni c’è
quello in cui viso e maschera coincidono
e lui solo potrebbe dirci la parola
che attendiamo da sempre. Ma è probabile
che egli stesso non sappia il suo privilegio.
Chi l’ha saputo, se uno ne fu mai,
pagò il suo dono con balbuzie o peggio.
Non valeva la pena di trovarlo. Il suo nome
fu sempre impronunciabile per cause
non solo di fonetica. La scienza
ha ben altro da fare o da non fare.
Eugenio Montale.
La poesia, fa parte della raccolta “ Quaderno di quattro anni” del 1977, contiene 111 poesie, è una delle sue ultime opere, si ritrovano i temi tanto cari al poeta, come la vita, la morte, i ricordi.
Chi lo sa, se un giorno saremo mai in grado di levarcela di dosso, questa maschera. Chi lo sa se un giorno ci guarderemo allo specchio e vedremo un volto che non c’appartiene, una maschera creata col tempo e con cura, con gli occhi diversi dai nostri, una maschera dal sorriso che stona sulle nostre parole, che stona sul nostro cuore. Si conoscono davvero le persone intorno? Quanto è raro incontrare chi ha volto e maschera che coincidono, ma è probabile che egli stesso non sappia il suo privilegio. E chi l’ha saputo, chi ha scoperto che il suo volto era pari alla sua maschera, pagò il suo dono con balbuzie. Non vale la pena di trovarlo, di sapere, di scoprire.
Non vale la pena privarsi della maschera? Io non lo so. Come tutti, la indosso anche io. Domani la realtà si fonderà con la fantasia, per le strade e per i parchi vagheranno eroi e principesse, fantasmi resuscitati grazie a vestiti e raso di seconda mano. Piume davanti il volto e capelli colorati, visi troppo pallidi e guanti di pizzo. Forse domani, sarà l’unico giorno in cui, convinti di indossare davvero una maschera, ci priveremo di quella che ci accompagna tutti i giorni. Comunque, non era certo di questo che parlava Montale. La verità è che ci costruiamo noi un’immagine da mostrare, qualcosa che non sempre corrisponde a come vogliamo essere, e rendersene conto è difficile e il prezzo da pagare è alto. Come fare a scrollarsi di dosso qualcosa che ci siamo cuciti sulla pelle noi stessi? Con le nostre mani? E chi si mostra così, senza maschere, com’è davvero, ci appare troppo diverso e noi troppo ciechi per vederlo davvero.
Una visione negativa non è vero?