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La vera storia delle favole.

Il pane era finito, non si trovava un granello di farina in tutto il Regno, e Pollicino era disperato. Lo sciopero dei mugnai contro l’aumento del prezzo del fieno, e quindi del costo dei trasporti a cavallo, aveva paralizzato ogni cosa. Cosa il piccolo ometto avrebbe potuto spargere sulla via per poi poterla ritrovare? Non restava altro da fare. Quatto quatto, il piccoletto si mise sulle tracce di Hansel e Gretel, due stupidi bambini rubicondi, così sciocchi da non chiedersi come, una casa pasticcino, avrebbe potuto resistere all’ondata di maltempo che si era abbattuta in quei giorni sul Paese delle favole. L’astuto Pollicino, altezza minima e cervello fino, aveva un piano. Non avrebbe dovuto far altro che staccare un pezzetto di grondaia di marzapane, usandolo poi al posto delle mollichine di pane. Arrivati nella radura i tre, un inseguitore e due ignari inseguiti, fecero una sconvolgente scoperta. La strega aveva demolito la casetta. Con l’ICI alle stelle non le conveniva possedere una seconda casa per inganni e tranelli. Nascosta dietro un albero la vecchia megera attese i bambini e zac, gli diede una mazzata in testa con un ramo. Meglio un Hansel magro oggi che le tasse domani.

Pollicino era avvilito, si sentiva stanco e svuotato, lui voleva solo delle mollichine. Tuttavia decise che non si sarebbe dato per vinto, avrebbe usato ogni mezzo per arrivare al suo scopo. Si mise allora sulle tracce di alcuni minatori “diversamente alti”, conosciuti come i sette nani. La storia, se non ricordava male, parlava di una mela avvelenata, lui avrebbe rubato il pomo assassino, salvato la principessa e da eroe avrebbe proseguito la sua strada, seminando spicchi di mela. Di necessità virtù insomma. Ebbene i piccoli operosi sette, arrivati sull’uscio di casa, invece di entrare e godersi il meritato riposo cominciarono un sit-in di protesta. Biancaneve, sporca capitalista, li sfruttava, nemmeno dando favori sessuali in cambio del loro lavoro. Biancaneve dal canto suo s’era rivolta all’INPS, in quanto stimava in fior di quattrini i danari che gli odiosi nanetti le dovevano come corrispettivo quale collaboratrice domestica. Pollicino, allo stremo delle forze, cominciò seriamente a pensare di lasciar perdere tutto, tuttavia non voleva ancora arrendersi veramente.

Pensa e ripensa, ecco l’idea. Trucioli! Gli bastavano dei trucioli! Che sciocco a non averci pensato prima. Quasi gli veniva da cantare per la gioia. Trovò Geppetto sulla porta della sua falegnameria, in lacrime; tuttavia Pollicino continuava a non voler demordere e chiese al papà single quel che voleva, senza giri di parole. Poco ci mancò che Geppetto non lo prendesse a calci. Il povero babbino aveva appena appreso che per poter andare in pensione avrebbe dovuto compiere 67 anni e, nel regno delle favole, la tua età resta la stessa per sempre. Pensione mai dunque. Per non parlare di Pinocchio, disoccupato e sfigato senza un’istruzione, ora che non era nemmeno più un burattino non serviva nemmeno per accendere il fuoco.

A quel punto Pollicino era furioso, non ne poteva più, adesso si sarebbe rivolto in alto, molto in alto e sarebbero stati guai per tutti. Si incamminò rosso in volto, la rabbia lo faceva apparire alto ben 40 centimetri, mancava solo gli fumassero le orecchie. “Parlerò col mago di Oz” tuonava , “Vi farò trasformare in vermi”  e non si capiva nemmeno non chi ce l’avesse. Al cospetto del mago, che lo ricevette dopo appena 6 ore d’anticamera, cominciò a raccontare tutto per filo e per segno. Il mago lo ascoltò pazientemente per un po’, poi lo interruppe. “Pollicino caro, io ero solo un illusionista, un cialtrone, quando l’hanno scoperto ho dovuto dimettermi, ora a governare il regno ci sono dei maghi tecnici”. Pollicino non disse una parola, uscì lentamente dalla grande sala in cui era stato ricevuto. Si avviò col capo stranamente alzato, eppure avrebbe dovuto averlo chino. Sapeva solo ora cosa fare.

In gran segreto contattò il pifferaio magico il quale, su indicazione del G.A.P.I. (gruppo armato Pollicino s’è incazzato) suonò una dolce melodia e tutti, tecnici, maghi di Oz, speculatori del fieno, finte strutture d’appoggio ai cittadini etc etc, irretiti da quella melodia che pareva il rumore dei soldi quando cadono, lo seguirono. L’incantatore li guardò cadere in un dirupo mentre Pollicino da lontano osservava ghignante.

Morale: per quanto tempo quelli che sembrano piccoli possono subire e non reagire? Attenti a non far incazzare troppo tutti i Pollicino.