Fare una buona politica a Napoli è possibile. Sviluppare progetti che volgono al suo rilancio e alla riqualificazione di determinate aree della città, diventa realtà con una politica chiara e trasparente che coinvolga la cittadinanza e che parta soprattutto dalle innumerevoli risorse del capoluogo campano per dare vita a piani duraturi nel tempo, seguendo come linee guida, il monitoraggio e la programmazione. Mario Raffa, professore ordinario di Economia ed organizzazione aziendale presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Napoli Federico II, racconta nel suo testo, ‘Napoli Innovazione e Sviluppo-cronaca di una sfida’, la sua esperienza durata dal maggio 2008 al giugno 2011, di Assessore allo Sviluppo del Comune di Napoli.
Nel volume si sottolinea come sia importante il gioco di squadra tra pubblica amministrazione e cittadinanza, come poi è altrettanto importante mettere in campo la passione per il ruolo che si svolge facendo partecipare anche i giovani alla vita della città. Nel testo si evince che se si attua una politica efficiente, pragmatica e che realmente si occupi delle esigenze dei cittadini, trova il consenso di quest’ultimi. Ma Mario Raffa non è un politico e non parla il cosiddetto ‘politichese’, quindi elencando i progetti e i piani attuati negli anni, visualizzabili anche on line all’interno del suo sito www.marioraffa.eu, spiega come sia possibile un rilancio reale e non teorico di Napoli. Una città, che per il professor Raffa, sta già ripartendo e che può avere un nuovo ciclo vitale.
Partendo dal titolo, subito ci si domanda perché a Napoli, quando si tenta di fare qualcosa di costruttivo, diventa una sfida. Quella di Mario Raffa, appunto, è la cronaca di una sfida.
Cronaca di una sfida perché Napoli ha vissuto negli ultimi anni una fase difficile e quindi dare delle risposte in una fase difficile rappresenta una sfida. Ma cronaca di una sfida anche per suscitare un’attenzione da parte del lettore nel senso che i casi riportati nel volume, le esperienze fatte, dimostrano che anche a Napoli lo sviluppo è possibile. Il filone che accompagna tutte le pagine, dimostra con gli esempi delle azioni e delle politiche che hanno avuto successo, che questa sfida è possibile rivolgerla in positivo. Infine cronaca di una sfida anche per dire che in fondo Napoli non è diversa dal resto d’Italia nel senso che è stato difficile operare in questi anni perché il Paese stava attraversando una fase di declino e quindi la sfida è anche la metafora dell’Italia, e cioè, per avere buona occupazione, per avere lavoro vero, per dare una risposta ai giovani, bisogna far ripartire lo sviluppo sostenibile mettendo insieme artigianato, commercio, servizi, industria ed economia della conoscenza.
Uno dei progetti di maggior successo è rappresentato dall’incubatore orafo ‘La Bulla’.
L’incubatore dice fondamentalmente questo: per fare un prodotto d’artigianato bisogna partire da prodotti che siano associabili all’identità del luogo. E quindi l’idea, è quella che Aldo Bonomi in alcuni scritti aveva già sottolineato, e cioè che l’artigianato si può rilanciare se si rianimano determinati luoghi mettendo insieme il rilancio dei mestieri che caratterizzavano quei prodotti con l’aggiornamento di questi ultimi. Contemporaneamente abbiamo messo su l’incubatore di Napoli Est, che è il centro servizi incubazione, proprio per supportare una delle zone industriali più importanti di Napoli nel passato. Nell’incubatore si fa formazione: ci sono due piani sui quali vi sono diversi laboratori dove i giovani apprendono le tecniche e poi vi sono altri due piani dove ci sono otto botteghe, le quali vengono assegnate attraverso un bando di concorso pubblico ai giovani che concludono la formazione e vogliono mettere su una bottega. Infine c’è un piano terra dove si fanno riunioni col pubblico, si possono accogliere i crocieristi, i turisti oppure la gente del quartiere. Nei giorni scorsi la nuova amministrazione ha scelto tale luogo come infopoint per assistere i turisti e i crocieristi, cosa che avevo previsto e che non avevo ancora realizzato. Ciò è positivo perché significa che abbiamo prodotto un elemento duraturo nel tempo. Una cosa importante per questa città è avere proprio risultati stabili.
Altro elemento di interesse è indubbiamente la ‘Zona franca urbana’.
Abbiamo avuto una valutazione fortemente positiva. Le zone franche urbane, già sperimentate in Francia, sono aree di territorio dove, attraverso delle politiche ad hoc, si cerca di avere uno sviluppo rapido. E’ bene spiegare, utilizzando le stesse parole del libro, che tali politiche “Consistono nell’esenzione fiscale e contributiva per le piccole e micro imprese che si insediano in aree urbane caratterizzate da condizioni di pesante disagio socio-economico”. Queste imprese pertanto, hanno la possibilità per alcuni anni di non pagare le tasse e di avere dei finanziamenti di avvio, ma è il pubblico a decidere in quali settori, con quali caratteristiche e in quale zona debbano svilupparsi. Chi si candida sa cosa può avere per determinati anni e dopo deve stare sul mercato. Il Governo italiano lanciò questo progetto, noi vi partecipammo e su 64 proposte arrivammo secondi, ricevemmo il trasferimento dei fondi, ma successivamente tali fondi furono bloccati.
Parliamo poi della ‘democrazia del dare conto’.
Significa che quando si svolge una funzione di politica amministrativa bisogna dare una risposta affinché il cittadino deve poter stabilire qual è la relazione tra quello che gli chiedi in termini di tassazione e quella che è la qualità dei servizi che gli fornisci. Mi sono sempre opposto a chi stabilisce un aumento di una certa tariffa senza spiegare il perché di tale azione e soprattutto se produce un miglioramento per il cittadino. La ‘democrazia del dare conto’ è anche un modo per far costruire un percorso i cui risultati non derivano solo dall’azione pubblica ma anche dal contributo del volontariato, dell’associazionismo, insomma di chi conosce il territorio meglio dei politici, cosicché il cittadino collabora con il pubblico. Trovo che oggi la politica spesso sia troppo autoreferenziale e ciò rappresenta un male.
A proposito della collaborazione dei cittadini con la pubblica amministrazione, giungiamo alla spiegazione del piano della movida partenopea.
Questo programma l’abbiamo chiamato ‘Dolce movida’, copiandolo dalla Spagna. ‘Dolce movida’ perché i giovani devono poter avere il diritto di divertirsi ma nello stesso tempo gli anziani ed i bambini devono poter avere quello di riposare. Nell’insieme a Napoli c’era un 30% del territorio che aveva problemi, allora l’idea è stata quella di sperimentare nuovi orari però prevedendo delle sanzioni che potevano arrivare alla chiusura degli esercizi commerciali se veniva riscontrato un tasso di rumori che superavano un certo livello, ma prevedevamo anche una responsabilità oggettiva degli esercenti, i quali, nella prossimità del loro esercizio, dovevano provvedere a tenere pulita la zona interessata. In tal modo dall’iniziale 30% di zone con criticità siamo scesi al 7-8%. Pertanto è vero che non siamo riusciti a risolvere del tutto il problema, ma certamente c’è stato un miglioramento.
Cambiamo argomento citando Bagnoli, luogo che può rappresentare molto per la città di Napoli in termini di turismo.
C’è una mancanza di politiche che non siamo riusciti a sviluppare per quanto concerne Bagnoli e spero che nei prossimi mesi, in vista anche della ‘Coppa America’, ciò possa cambiare. Già a Bagnoli, sul pontile nord, lungomare più lungo d’Europa con una passeggiata di circa un chilometro, il 10-15% non è gente del posto ma si divide tra turisti, gente che viene dalle varie parti della regione e persone che arrivano sul posto per poter correre.
L’Expo dello spazio che si terrà nell’autunno prossimo ed il Forum delle culture del 2013, rappresentano un’ottima occasione per rilanciare l’immagine di Napoli, ma è anche vero che conta che non siano eventi fini a se stessi.
L’Expo dello spazio che si terrà alla ‘Mostra d’oltremare’ sarà sicuramente un avvenimento di grande successo. La settimana scorsa la delegazione dell’Unione Europea è venuta a fare un controllo dello stato di avanzamento e ha dato un giudizio molto positivo. Sono attesi circa 4.000 tra delegati e imprese provenienti da tutto il mondo, ed è inoltre un avvenimento in parte autofinanziato nel senso che ogni delegato ed ogni azienda paga una quota per poter partecipare. Inoltre Napoli ha battuto la concorrenza perché a Napoli Est c’è un vero e proprio distretto hi-tech e la Campania stessa ha circa 10.000 addetti nel settore aerospaziale. Noi abbiamo candidato il capoluogo campano facendo un gioco di squadra tra Comune, Regione, Provincia, col distretto tecnologico di Napoli Est e poi con il Ministero della Ricerca Nazionale e con l’Asi, agenzia spaziale italiana, la quale è diventata il caposquadra insieme all’Esa, agenzia spaziale europea. Sul forum delle culture invece, ritengo che la situazione è più complessa. Ci sono dei ritardi dovuti al momento di difficoltà che si trova il nostro Paese e spero che nei prossimi giorni vengano recuperati. Sono però fiducioso nel fatto che è stato individuato nell’ex ambasciatore Caruso il nuovo direttore generale.
La terza ed ultima parte del libro parla della reindustrializzazione di Napoli, dove viene riportato nel testo, un estratto del ‘Piano operativo di sviluppo della città di Napoli’.
Bisogna citare senza dubbio anche il ‘Piano di sviluppo dell’artigianato, del commercio e dei servizi della città di Napoli’ che aveva sei regolamenti allegati; uno di questi riguardava il ‘Piano per lo sviluppo e la diffusione dei prodotti editoriali’ e lo abbiamo trasformato in un piano autonomo che è operativo in quanto approvato dal Consiglio. Il piano è molto interessante perché abbiamo pensato all’innovazione: nel 2020 quanti saranno i prodotti non più cartacei ma legati alla multimedialità intesa in tutte le sue forme? Le previsioni parlano del 15-25% dei prodotti. Allora il piano approvato tiene conto della cosa più semplice ovvero che se l’esercente rinnova il chiosco, per determinati anni non paga le tasse purché si doti di un tetto fotovoltaico e di schermi che danno gli orari e i servizi in termini informativi. In tal modo abbiamo sperimentato quello che poi abbiamo fatto per il ‘Piano dell’artigianato, del commercio e dei servizi’, che prevede ben 5 regolamenti uno dei quali riguarda gli esercizi storici. Mai più, una volta approvato, può accadere ciò che è successo alla libreria ‘Guida’ al quartiere collinare del Vomero. Il piano non è stato approvato in toto ma è un’eredità che abbiamo lasciato alla nuova amministrazione e credo che verrà ripreso.
Si parla sempre di un cambiamento culturale, concetto ripreso anche nel testo, ci si chiede però chi lo debba incominciare, i cittadini o la politica?
Occorre fare una riflessione generale. Le modifiche che restano, sono quelle che vedono la pubblica amministrazione coinvolgere gli attori di quel processo. Se in pratica si coinvolge il cittadino fissando insieme a lui le regole attualizzando quindi un gioco di squadra, svolgendo una politica chiara e trasparente, i risultati si ottengono. Non sono convinto che Napoli non può migliorare, l’esperienza che ho fatto mi convince che è faticoso da parte della pubblica amministrazione fare delle azioni che coinvolgano tutti gli attori, ma è l’unica via per sperimentare politiche che producono un risultato. Se si costruisce un percorso nel quale il cittadino capisce che in futuro i propri figli potranno avere una dignità diversa da quella attuale, esso viene rispettato, difeso e valorizzato. Questo concetto è valido per una buona politica. Concludo osservando che le città, come le persone, hanno dei cicli vitali. La città di Napoli ha avuto grandi difficoltà negli ultimi anni, ma chi ci dice che non è possibile lavorare per un ciclo che la rilanci? Lo sforzo di mettere insieme i diversi attori è l’unica via percorribile, tali attori però devono far prevalere gli interessi comuni rispetto a quelli individuali. Ritengo che Napoli non è tanto diversa da altre città, ma anzi, nell’insieme, tolti alcuni errori commessi come per quanto concerne l’emergenza rifiuti o come quelli sul ‘Global Service’, in molti altri campi, Napoli è già ripartita.