Confusione
Il mio cuore
è il tuo cuore?
Chi mi riflette pensieri?
Chi mi presta
questa passione
senza radici?
Perchè il mio abito cambia
colore?
Ogni cosa è crocevia!
Perchè vedi nella melma
tante stelle?
Fratello, sei tu o
o sono io?
E queste mani così fredde
sono di quello?
Mi vedo nei tramonti,
e un formicaio di gente
mi cammina nel cuore.
Federico Garcia Lorca
Confusione. Che cosa essa è non è facile dire. Che cosa essa provoca non è difficile sapere: naufraghi in un mare di domande e senza riuscire a trovare una risposta. Tentiamo spesso di evitarla, ma vi cadiamo sempre e inevitabilmente nella rete del suo labirinto ci perdiamo.
Definire la confusione è perciò compito arduo, probabilmente impossibile, o forse no. Federico Garcia Lorca, voce inquieta e straordinaria della letteratura spagnola novecentesca, poeta d’avanguardia, uomo fuori dagli schemi della sua epoca, esponente di spicco del movimento del ’27, ci prova.
Confusione è il titolo di una sua bellissima poesia. Pochi versi sciolti che si collocano all’interno della sua raccolta “Suites” e più precisamente nella “Suite degli specchi”, componimenti che ci offrono la parte più intima e affascinante di questo poeta, che ci spingono nei meandri dell’irrequietudine che lo angoscia.
Una serie di domande incalzanti; una breve, ma intensa riflessione che tenta di tradurre in parole l’immagine della confusione. Del resto Garcia Lorca in questa raccolta cerca proprio questo: immagini. Tuttavia, le immagini fini a se stesse non contano molto; la soggezione che provocano è ciò che vale davvero.
Sicuramente questi versi non sanno lasciare il lettore indifferente. Al contrario, lo coinvolgono fino a renderlo complice, sicché si crea una sorta di simbiosi tra il poeta e chi lo legge.
Ogni cosa è crocevia
La prima risposta, dopo i primi interrogativi risuona come una sentenza, secca. La vita è un continuo bivio. È un incessante scegliere e nel contempo rinunciare. Talvolta è non saper scegliere ed ecco che la confusione subentra.
La conclusione a cui il poeta approda dopo essersi interrogato ancora è una risposta che però lascia tutti i dubbi irrisolti. Lo vediamo il nostro autore e ci intravediamo anche noi in quei “tramonti” e sentiamo la marcia lenta di quel formicaio di gente che cammina nel cuore.
L’immagine è completamente tratteggiata; il poeta ha raggiunto il suo scopo, ha destato una grande soggezione. Un alone di angoscia è ciò che resta, forse non solo un alone.