Mi sono ammalata di lettura accanita grazie a mia madre: ha sempre letto di tutto ed io la guardavo piccolina e restavo incantata dall’odore dei libri e dalla sua espressione assorta, da tutto quel colore sul comodino, quei libri messi lì in pila in un disordine apparente, e i quadernetti in cui annotava le frasi più belle, benedetta abitudine che mi ha passato sin da bambina.
È così che ho imparato il rispetto per ciò che si legge, prima ancora che per chi lo scrive.
Il leit motiv di queste mie ultime settimane è stato litigare con chi, prima di leggere un articolo, ne legge la firma sotto, il che, per una che scrive, può essere una maledizione. Perché se è vero che scelgo di leggere solo i giornali che mi piacciono, è vero pure che anche in quelli più lontani da me c’è qualcuno che scrive cose che condivido, a prescindere dalla sua fede calcistica o dal colore politico. Sogno un mondo in cui non esistano etichette, in cui leggi un articolo dalla prima parola all’ultima, comprese le virgole e, solo dopo, vai a guardare chi l’ha scritto, e solo per curiosità. Un mondo in cui sorprenderti se lo scrittore che reputi il più banale al mondo, per una volta, interpreta un tuo stato d’animo. Credo che un lettore debba innanzitutto avere rispetto per ciò che legge, per le parole, prima ancora che per la firma.
Sì, è vero, siamo ciò che scriviamo, ma non solo, e sapere che non necessariamente tutto quello che scrivo piace mi costringe ad essere schietta, a non scrivere per chi mi legge ma, soprattutto, per me. Io sono quello che scrivo, è vero, ma sono anche quello che faccio, quello che penso, quello che ho dentro e che forse non scriverò mai. Gli innamoramenti legati alla scrittura mi fanno paura, perché come tutte le forme di amore esclusivo ti portano a guardare le cose con occhio sporco e poco allenato. Dovrebbe essere una regola per tutti: prima di leggere, pulirsi la testa e il cuore dai pregiudizi buoni o cattivi che portano, prima o poi, a naufragare.
Il primo dei dieci diritti del lettore indicati da Pennac è quello di non leggere. Bene, se la firma non vi piace evitate di leggere. Ma, santiddio, se iniziate a leggere, il mio nome, almeno, leggetelo alla fine.