In principio era il Primo Emendamento della Costituzione Americana:
«Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione, o che limitino la libertà di parola, o di stampa; o il diritto delle persone di riunirsi pacificamente in assemblea, e di fare petizioni al governo per riparazione di torti»
Oggi è il SOPA (Stop Online Piracy Act), il disegno di legge proposto dal senatore Lamar S. Smith, nell’ottobre dello scorso anno, che ha creato non poco scompiglio nel settore “artistico” questi ultimi giorni. Secondo la suddetta legge, i proprietari di copyright statunitensi possono agire direttamente, e dunque legalmente, contro i siti web accusati di diffondere o facilitare l’infrazione del diritto d’autore. Atto finora non concesso grazie all’attuale legge sul copyright vigente in America (DMCA) che prevede invece una semplice diffida da parte del detentore dei diritti.
Una sottile ma netta differenza che causerebbe a tutti i maggiori siti della rete danni economici e d’immagine. Infatti il SOPA, rendendo perseguibile il sito che ha reso possibile la pubblicazione del contenuto in violazione, costituisce un pericolo per i siti che permettono agli utenti di caricare contenuti: i siti a contenuto aperto, i social network, i blog. Insomma tutte le maggiori piattaforme di contenuti open source; ecco dunque, spuntare tra i dissidenti, nomi quali Google, Bing, Facebook e Wikipedia. E proprio quest’ultimo ha capeggiato lo sciopero della rete di qualche giorno fa, oscurando, per quasi un’intera giornata, i propri contenuti a tutti gli utenti (il colosso della Silicon Valley si è invece limitato ad indossare una virtuale fascia in segno di lutto!).
Tutt’oggi, una pagina della famosa enciclopedia open content nata grazie ad Internet recita:
“Thank you.
The Wikipedia blackout is over — and you have spoken.
More than 162 million people saw our message asking if you could imagine a world without free knowledge. You said no. You shut down Congress’s switchboards. You melted their servers. From all around the world your messages dominated social media and the news. Millions of people have spoken in defense of a free and open Internet.
For us, this is not about money. It’s about knowledge. As a community of authors, editors, photographers, and programmers, we invite everyone to share and build upon our work.
Our mission is to empower and engage people to document the sum of all human knowledge, and to make it available to all humanity, in perpetuity. We care passionately about the rights of authors, because we are authors.
SOPA and PIPA are not dead: they are waiting in the shadows. What’s happened in the last 24 hours, though, is extraordinary. The internet has enabled creativity, knowledge, and innovation to shine, and as Wikipedia went dark, you’ve directed your energy to protecting it.
We’re turning the lights back on. Help us keep them shining brightly.”
Un ringraziamento che perfettamente riassume il senso di un profondo disagio venutosi a creare dopo la proposta del SOPA. Perché, oltre al desumibile danno economico, ciò che realmente preoccupa l’opinione pubblica e i diretti interessati è la diffusione dell’informazione che, con l’attuazione di una legge “punitiva” come questa, farebbe giganteschi passi indietro; cadendo forse nella morsa di quel mostro che è la censura. Ciò che non a tutti è chiaro è che una legge del genere potrebbe autorizzare un’intromissione senza ritorno della politica nella funzionalità della tecnologia e del mezzo Internet. Infatti la rete ha negli ultimi anni, grazie al solo sforzo degli addetti ai lavori, rivoluzionato l’intero modo di fare comunicazione; non senza falle, questo è vero, ma nessun impero è totalmente protetto quando in ascesa.
C’è però chi afferma che questa legge potrebbe essere un modo definito per tutelare quella proprietà intellettuale finora bistrattata un po’ da tutti. Il diritto di tutelare la creatività, risorsa unica degli artisti e fonte unica di guadagno. Ma sarà poi vero? Quanti start up iniziati su Internet hanno favorito la diffusione di un’opera (cinematografica, letteraria o musicale)? Quanti autori emergenti hanno avuto fortuna promuovendo autonomamente le proprie creazioni?
Quindi mi chiedo, chi difende realmente il SOPA?
Sapete cosa? Lo sostengo da sempre, non tutte le leggi sono uguali per tutti. E questa ne è un chiaro esempio.
Ps mentre scrivo mi giunge voce che l’FBI abbia messo i sigilli a Megavideo e Megaupload, due portali che fornivano piattaforme on line per caricare video, disponibili poi in download o in streaming. Il proprietario, Kim Schmitz, è stato arrestato.