Le signorine Frush non erano volgari; avevano entrambe bevuto abbondantemente alla coppa della solitudine e l’avevano trovata molto amara; non erano senza esperienza di isolamento e di tristezza e riconoscevano con la dovuta umiltà l’occasione suprema che si offriva ora alle loro vite.
Henry James, scrittore e critico letterario statunitense è l’autore del racconto Una terza persona inserito nella raccolta di testi Racconti di fantasmi. Bisogna precisare che James, non è un romanziere del genere horror; le sue storie infatti più che puntare sul brivido in senso assoluto, si servono della suspance: non ci sono grandi eventi soprannaturali o per lo meno questi non sono poi così sganciati dalla realtà; lo scrittore ottocentesco è ancorato comunque ai personaggi in quanto “vivi”, gioca sulle loro impressioni, suggestioni, paure.
E’ noto che Henry James nella sua vita si è concentrato sui rapporti tra la scrittura e l’inconscio e sui processi della coscienza, influenzando l’andamento dei suoi scritti che specie nei Racconti di fantasmi appaiono più una dettagliata analisi psichica dei protagonisti che un ponte verso il fantastico.
Una terza persona è la storia di due biscugine, Amy e Susanna trovatesi a vivere sotto lo stesso tetto, beneficiate dal testamento di una vecchia zia che aveva lasciato loro una piccola proprietà; non hanno molto in comune le due, a dire il vero neanche un vero e proprio legame di amicizia o di affetto le unisce ma insieme vivono un’esperienza paranormale proprio nella loro nuova casa.
Un giorno, in cantina, trovarono delle carte contenute in una scatola, carte che avrebbero poi fatto analizzare, speranzose di trovare qualcosa di interessante; in seguito, nella camera di Susanna, una notte compare un uomo… o meglio lei crede di aver visto un uomo, di spalle allo specchio che la fissava; entrambe sono spaventate e allo stesso tempo eccitate da questo accadimento, tanto che credono ci sia un legame tra la scoperta della scatola in cantina e l’apparizione nella stanza di Susanna.
Questo è quanto; sentivano che qualcosa era mancata nella loro condizione e alla loro importanza; ora l’avevano e ne erano stupendamente consapevoli, come se in passato avessero sofferto d’esserne prive; l’elemento in parola era una terza persona nella loro congrega: una presenza sospesa sulle loro ore buie; una figura che era incaricata di venire a guardarle da luoghi soprannaturali e a guardarle soltanto.
Grazie ad un vicario che riesce a trovare informazioni sulle lettere che le donne trovarono in cantina, si scopre che quell’apparizione ( di cui ovviamente Susanna e Amy non fanno rivelazione a nessuno) è un uomo a loro vicino, un antenato impiccato per contrabbando. Nella vita delle due signore si alternano, all’indomani di questa scoperta, momenti di eccitazione ad altri di paura fino a quando l’uomo non inizia a pretendere da loro qualcosa, che solo alla fine della storia e per intuizione di una di loro, si scoprirà, permettendo alle due di liberarsi del fantasma.
Tutto il racconto di James, volutamente frammentato, come se vivesse di pause e di riprese, si concentra sul modo di affrontare ” l’intruso” da parte delle donne; come detto all’inizio dunque, non è tanto importante il fantasma in sè, quanto l’atteggiamento delle biscugine di fronte al fantasma: James non poteva essere scrittore più reale in questo, attento ai particolari risvolti psicologici che la “scoperta sovrannaturale” provoca sulle Frush.
Lo scrittore analizza dapprima la vita di Susanna ed Amy, la loro monotonia, la speranza in un passato della famiglia scabroso, la fantasia intorno alla terza persona , il tentativo di affrontarla ed infine il ritorno alla loro normalità nella quale quel gusto di monotonia, per le donne, non è più così amaro.
Da scrittore-psicologo quale si rivela, James coglie il lato segreto della mente umana, il fascino del rischioso e allo stesso tempo la paura del non ritorno a quella quotidianità tanto comune ai “vivi”.