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Cosa resterà del 150° anniversario dell’Unità d’Italia?

Si è concluso da pochi giorni il 2011, anno in cui si è celebrato il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Nei vari mesi dell’anno si sono pubblicati articoli, libri, sono seguite dichiarazioni, interviste, si sono espresse le più alte figure del nostro Stato, tutto volto alla celebrazione di questo evento tanto atteso. Ovviamente nel mese di marzo si è raggiunto l’apice di tutto, in quanto il 17 del suddetto mese, si compiva il giorno esatto dell’anniversario. Già nei mesi successivi tutto l’entusiasmo, l’enfasi per questo incredibile avvenimento, andava scemando.

E allora io mi chiedo se andrà tutto nel dimenticatoio, se le pubblicazioni dei libri, alcuni molto interessanti, frutto di ricerche storiche ben eseguite dagli autori, non abbiano solo rimpinguato le casse delle case editrici; se determinate dichiarazioni di alcuni politici non hanno fatto altro che aumentare l’ostilità Nord-Sud; se il lustro dato alle donne che si sono distinte per il loro patriottismo negli eventi storici verrà di nuovo sepolto; se si continuerà ad insegnare ai giovani studenti la storia dell’Unità d’Italia con lo stesso interesse; ma soprattutto se continueremo a ricordarci che l’Italia è unita. Non mi direte che ce ne ricorderemo fra 49 anni quando si celebrerà il 200° anniversario? Non mi vorrete dire che le varie dichiarazioni di uomini di potere resteranno solo belle parole lanciate al vento, non mi verrete a dire che la gente ha appeso alle proprie finestre il tricolore solo per un desiderio di emulazione, non mi verrete a dire che gli spot, gli slogan, gli eventi creati per l’occasione, sono tutti fini a se stessi?

Passato il santo, passata la festa. Però questa festa che è passata è stata molto importante. Il suo valore non è da sottovalutare perché insegnare realmente ai ragazzi il sentimento di unità nazionale è fondamentale. Il perché è semplice: per non farli crescere nell’ignoranza. Viviamo a mio avviso, in una Nazione dove ogni regione ha una storia a sé, troppe differenze di cultura, di storia, di clima, di tradizioni, tanto che le altre persone di regioni diverse non ci sembrano italiani. Quello che io avverto è che non ci viene da dire prima “Io sono italiano”, al contrario ci viene da dire prima la nostra città di origine. Viviamo in una Nazione ancora spaccata in Nord e Sud, dove il centro non sa da che parte stare e si divide in persone che si sentono più vicine al Nord e viceversa. Allora ricordarsi che la Nazione in cui viviamo è unita, forse ci farà superare determinati ostacoli logistici, determinati luoghi comuni e magari ci fa nascere l’interesse di capire meglio determinate realtà che ci sembrano lontane ma che fanno parte dell’intero Paese. Un problema della Basilicata ad esempio, è un problema dell’Italia.

Insegnare dunque ai giovani semplici concetti oltre che la storia in sé, quella cioè scritta sui libri scolastici, è ancora più importante. Un ragazzino può anche sapere a memoria la storia di Garibaldi, ma se accende la televisione e vede inveire politici contro ‘Roma ladrona’, sarà molto confuso. Così come un altro ragazzino può anche conoscere perfettamente la storia di Mazzini, ma se cresce con l’idea che al Nord sono tutti razzisti, allora sarà prevenuto. Penso che noi tutti abbiamo il dovere morale di inculcare idee sane nei nostri ragazzi e non le nostre verità. Per quelli più vecchi dico che ormai siamo nel 2012 e mi sembra arrivata l’ora per superare i luoghi comuni ed unirci realmente per il bene comune della nostra Italia, penso che siamo abbastanza maturi.

Ma un atroce dubbio mi assale. Come ho appena scritto siamo nel 2012… vuoi vedere che quest’anno si parlerà solo della fine del mondo?