In una Cina imbevuta di sangue e di violenza, una donna giace avvolta nel ventre di un Quipao rosso. Il tradizionale abito cinese è i velo che si pone dinanzi al mistero dell’assassino. Il mesterioso assassino riveste infatti le sue vittime (tutte ragazze intrattenitrici all’interno di locali) con un qipao (elegante abito della tradizione mandarina), le lascia scalze, senza biancheria intima e le abbandona in strada a distanza di una settimana l’una dall’altra. Nulla è certo in questo scenario, nulla è manifesto e al lettore non resta che abbeverarsi alla fonte di una storia lunga secoli in cui sono coinvolti i ranghi alti di un paese cupo e l’agonia del non poter smuovere le scale del tempio sociale.
Dietro l’omicidio di una donna viene descritto l’omicidio di una nazione, assassinata dalla rivoluzione culturale e dalle ripercussioni visibili tutt’ora. Il punto centrale della storia è l’ispettore dagli occhi a mandorla Chen, che a parte le caratteristiche somatiche di orientale non porta con se altro: beve caffè da Sturbacks, parla ad un cellulare supertecnologico e pensa come un europeo.
Un romanzo ed un omicidio che colano di letteratura classica (Montecristo e Timone d’Atene ad esempio) e di psicologia spicciola. L’autore, Xialong Qiu, ha voluto calcare la mano con la trama gialla (e non è una battuta!) e in fin dei conti, il romanzo appare una cinesizzata, se mi concedete l’uso del termine, di Agatha Christie.
Una cosa interessantissima, se si ama questo genere di cose, è che nei libri di questo autore si possono reperire moltissime ricette appartenenti all’antica cultura orientale. Il cibo riveste infatti, una particolare importanza rispetto allo svolgimento del racconto e la descrizione delle prelibatezze offerte ai commensali, per quanto sia tutto cibo che segue precise regole mediche e sia preparato nello spirito secondo antichi dettami filosofici, che richiamano alla mente le massime confuciane, è notevolmente impressionante.
Un giallo in salsa agrodolce quindi, che mesce al vino del giallo l’acqua delle meditazioni e delle poesie, che vengono assorbite dal lettore non come un decoro stilistico pregevole ma come una semplice sbavatura dei caratteri tipici di un poliziesco, mettendo da parte le impronte digitali di un inusuale serial killer, per lasciar emergere le caratteristiche storiche di una cultura che ci appare lontana anni luce dalla nostra.