Ernst Theodor Wilhelm Hoffmann, nacque a Königsberg il 24 gennaio 1776, mutò il suo terzo nome in Amadeus in onore di Mozart, tale era il suo amore per la musica. L’arte lo appassionava in tutte le sue forme, infatti, pur avendo intrapreso la carriera di magistrato, continuò sempre a vivere una vita a doppio binario. Compose opere teatrali e sinfonie, dipinse quadri, scrisse racconti e romanzi e fu anche direttore d’orchestra. Il suo più importante romanzo è “Gli elisir del diavolo”, nel quale presero corpo nella loro massima espressione i suoi studi cabalistici, la sua passione per l’occultismo, il tema dello sdoppiamento di personalità.
Leggere solo una volta “Gli elisir del diavolo” è a dir poco insufficiente. L’espediente narrativo di Hoffmann è quello di un diario scritto di proprio pugno dal monaco Medardo. Attraverso il racconto della sua vicenda il lettore è catapultato in una dimensione onirica, surreale, spirituale, demoniaca. Si trova in tal modo ingabbiato nelle spire della sua storia. Questo libro non è un viaggio in direzione retta, è un dedalo intricatissimo, la catarsi non è un crescendo ma una linea discontinua che pare precipitare e risalire con eguale frequenza, l’abisso della dannazione e la grazia divina paiono essere alla stessa distanza.
Medardo, rimasto orfano del padre sulla cui figura aleggiano cupe ombre, è dalla madre affidato alle cure di una badessa. La vita religiosa lo attrae al punto che decide di prendere i voti. Nel suo convento è custodita un’antica reliquia, una bottiglia contenente un elisir che il diavolo utilizzò per tentare Sant’Antonio. Mai, così come chiestogli da un confratello, Medardo dovrà toccare la bottiglia. Il peccato della superbia però comincia a divorare l’indole di Medardo, la sua coscienza vacilla, l’incontro con il demoniaco elisir si fa sempre più vicino. Gli effluvi della bevanda tentatrice, i sorsi che della stessa Medardo si concede, l’incontro durante una confessione con una donna che assomiglia incredibilmente ad un quadro di Santa Rosalia presente nella chiesa del convento, risvegliano in lui la voce della lussuria, la bramosia e le pulsioni animalesche. Fuggito dal convento, durante una missione che doveva portarlo a Roma, Medardo compie i primi passi di un tremendo destino. Sulla sua strada futura delitti, misfatti, incontri che riveleranno la loro reale porta solo nel dipanarsi di una trama che è solo possibile accennare. Il più importante tra tutti sarà quello con la donna vista in confessione, la dolce Aurelia. La famiglia da cui discende il frate e la storia dei suoi avi si avvinghiano al suo presente formando una spirale, fino alla scoperta di antichi segreti, fratelli scomparsi, parentele degeneri ed insospettate. Impossibile fino alle ultime pagine essere certi di quale sarà la scelta finale del cappuccino, zittire la sua bramosia possedendo l’amata e dandole la morte o se invece mettere a tacere per sempre le voci infernali che contaminano la sua coscienza.
Scritto ai primi dell’ottocento, questo pregno romanzo affronta il tema della perdita delle certezze illuministe, l’uomo ribellatosi alla tradizione ed all’immutabilità delle arcaiche strutture si trova ora alla mercé del destino. Rivivono ampliando la loro forza il mito di Faust e di Ulisse. L’anticipazione di tematiche psicanalitiche, affrontate con ampiezza e profondità, attrasse persino l’attenzione di Sigmund Freud sull’opera. La realtà appare meno vera del sogno, così come la schizofrenia del protagonista appare naturale e giustificata. Ciò che accade veramente si mescola costantemente con ciò che invece accade nelle allucinazioni. L’Io si sdoppia facendo emergere quella parte più meschina dell’essere umano che oggi definiremmo Es. Il tema del doppio è usato sia come mezzo per la creazione d’intrighi e colpi di scena sia come espediente per rivelare la follia dei personaggi. Le trame del fato poi plagiano il volere degli uomini che possono, solo col sacrificio, tendere alla redenzione, rinunciando a ciò che più li rende terreni. La tensione è mantenuta alta dallo stile dell’autore che è incalzante, vorticoso e non da respiro. L’attenzione alla trama deve necessariamente essere massima, tantissimi gli intrecci che rivelano la loro portata lentamente e spesso fanno vacillare certezze appena acquisite con la lettura. L’atmosfera fosca e gotica, il romantico pulsare delle passioni richiudono il tutto in una cornice perfetta per la trama.
Il diavolo tentatore allunga le sue zampe caprine, la dannazione eterna attende chi cede ai suoi inviti, chi, preso da desiderio irrefrenabile, non può far a meno di trasgredire e bere il liquido infernale. Così come Eva con la mela. Chi dunque riuscirebbe a resistere se non un santo?
Le fiamme dell’inferno avvampano, ed il fuoco si sa, inevitabilmente ci attrae.