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Ludwig Van Beethoven: ‘Lettera all’ Immortale Amata’

Buongiorno

a letto i miei pensieri sono già rivolti a te, mia amata immortale, ora lieti, ora di nuovi tristi, nell’attesa che il destino esaudisca i nostri desideri… posso vivere soltanto unito strettamente a te, non altrimenti. Sì, ho deciso di errare lontano finchè non potrò volare nelle tue braccia e sentirmi perfettamente a casa accanto a te e lasciando che la mia anima, circondata dal tuo essere, entri nel regno degli spiriti – purtroppo così deve essere – ti rassegnerai, tanto più conoscendo la mia fedeltà verso di te, nessuna altra donna potrà mai possedere il mio cuore, mai – mai… O Dio perchè dovresti allontanarmi dall’oggetto di tanto amore? La mia vita a Vienna è ora miserevole… il tuo amore ha fatto di me il più felice e nello stesso tempo il più infelice degli uomini; alla mia età avrei bisogno di vivere in modo uniforme senza  scosse ma è ciò possibile nella nostra situazione? Angelo mio, mi dicono ora che la posta funziona tutti i giorni quindi chiudo affinchè tu possa ricevere la lettera al più presto…. sii calma, solo contemplando con serenità la nostra esistenza potremo raggiungere il nostro scopo di vivere insieme… sii calma amami oggi, amami ieri; Quanta nostalgia, quanto rimpianto di te, di te mia vita, mio tutto… addio…. ti prego continua ad amarmi, non smentire mai il cuore fedelissimo del tuo amato

Eternamente tuo                                                                                                                                                                              Eternamente mia
Eternamente nostri

L.

Ludwig Van Beethoven non ha bisogno di presentazioni; tutti sanno chi è, tutti sanno quanto le sue composizioni abbiano fatto di lui il padre della musica colta dell’Occidente.

Beethoven era, prima che un artista, un uomo. Nella vita del musicista ci sono state tante donne, la maggior parte delle quali già impegnate in altre relazioni, eppure ce ne è stata una, l’Immortale Amata che ha conquistato completamente il suo cuore, al punto da lasciare per un attimo da parte le sue composizioni, sostituendo alle note le parole, per esprimere ciò che il cuore gli dettava, bisognoso di non farne con questo sentimento musica ma letteratura, per una volta, per una lettera (che avrà tre redazioni), per una donna.

Beethoven parla di amore eterno dunque, di un sentimento che lega due anime prima ancora di due corpi e dalle parole viene fuori quanto intenso e profondo fosse ciò che l’univa a questa donna.

Ma di quale donna si tratta? Nessuno lo sa, resta un mistero. E’ immortale per il musicista che appartiene comunque alla terra e non può non avere fine. La musica l’ha reso eterno, ma questa è un’altra storia.

L’amore per costei definita ‘Amata’ l’ha portato a scrivere di lei, per lei. Sembra assurdo pensare allora che questa lettera, questa dichiarazione d’amore degna di appartenere ad una realtà che con i confini di tempo e spazio non ha nulla da condividere, non sia in realtà mai stata spedita, mai stata letta, non dalla destinataria ufficiale almeno.

La lettera è stata infatti ritrovata, dopo la morte del musicista, in una credenza a casa dell’artista, in un lato di un importante documento, il Testamento di Heiligenstadt, lettera questa che Beethoven scrisse nel 1802 ai suoi fratelli da Vienna e dove si mostrava disperato di fronte alla sua malattia, la sordità.

Non sapeva allora che avrebbe composto qualche tempo dopo una delle sinfonie più travagliate e intense, La Sinfonia numero 5.

Lettera all’Immortale Amata è la confessione d’amore non confessata, alla mercè di chi, successivamente ha fatto sue le parole, parlando con il cuore di un altro, forse, non mantenedo nemmeno la promessa di essere eternamente legato a chi l’ha dedicata, adattando un’intensità di innamorato dal fondo troppo visibile per poter essere paragonato a quell’amore, a quel Beethoven di rinunce e di promesse che credeva di regalare l’eternità, scambiandola per qualcosa di terreno.

Alla fine il compositore ha fatto un passo indietro; ha tenuto per sè quell’impegno non si sa per quale ragione, non si sa per quale impedimento…. forse è questa la bellezza nella triste storia della lettera mai letta: Beethoven era cosciente che quell’ amore di cui scriveva era assoluto; forse riconosceva che, da uomo, non avrebbe potuto tener fede a quelle parole… è stato cauto, è stato coscienzioso, ha tenuto per se’ il manoscritto, salvaguardando la donna.

Altri, al suo posto, non hanno avuto la stessa sensibilità magari; altri hanno rigirato quella musica senza saperla ascoltare davvero, senza sapere che una volta che una parola, una nota, si libera nell’aria, non può tornare indietro…