Nel periodo maturo dell’opera di Dostoevskij, che va da Delitto e Castigo fino ai Fratelli Karamazov, il Male raggiunge la più estrema e completa forma nella dissoluzione della personalità, nel senso che l’azione del male nell’uomo è dissolvente e disgregatrice. L’effetto dissolvente dell’azione del Male è quella scissione interiore che D. aveva studiato in modo certosino nel capolavoro giovanile Il Sosia. La personalità non è unitaria ma divisa in due: da un lato vi è la personalità onesta, retta e buona, dall’altro vi sono gli aspetti peggiori di se stesso che ciascuno di noi tende a non riconoscere in sé. Questa convivenza tra due entità antitetiche è impossibile, perché si genera tra loro una vera separazione: quando il Male è presente nell’uomo la sua personalità è divisa, alienata e duplicata, ed ogni tentativo di nobilitare e riconoscere solo la parte migliore di sé è inutile, in quanto il Male sbuca dalla sua tana per ricordarci della sua presenza. Così si può dire ad esempio di Ivan Karamazov e del suo sosia Smerdjakov, che rappresenta la parte peggiore di lui, l’incarnazione della sua cattiva coscienza, la realizzazione delle sue tentazioni e l’esecuzione dei suoi propositi. Invece l’effetto disgregante avviene quando il sosia prende il sopravvento e prevale nettamente l’aspetto negativo, il quale si personifica in una presenza decisamente più percepibile ed incombente di un semplice sosia psichico, perché prende la figura del demonio: si assiste in questo modo alla forza del Male che in tutta la sua potenza di negazione vuole impossessarsi completamente della personalità e portarla alla più totale distruzione. La condizione del trionfo del male è l’Ateismo, cioè la negazione assoluta di Dio, il Bene assoluto ed intangibile, dando così via libera al Demonio e al necessario riconoscimento di quest’ultimo. Il Diavolo è la forza stessa della negazione:
<< …per una designazione che è prima dei tempi, sono stato destinato a negare…l’onore di fare il bene se lo prende tutto per se qualcun altro, e a me non è rimasto in sorte che il male. >>
La realtà umana offre al Male il sostegno ontologico di cui esso aveva bisogno, diventando paradossalmente una minaccia per l’essere dell’uomo, in quanto non-essere. Il Male è essenzialmente ed incondizionatamente negazione assoluta; il Diavolo è, secondo quanto riportato nella “Leggenda del Grande Inquisitore”:
<< … il grande spirito, lo spirito intelligibile e terribile, lo spirito dell’autodistruzione e del non essere. >>
Ma il Male, in quanto negazione assoluta, è soprattutto onni-negazione e autodistruzione. Per D. solo il Bene esiste veramente, mentre il Male non ha una vera e propria realtà:
<< L’Essere è, ma il non-essere non è affatto. >>
Il Bene e l’Essere sono pienezza di vita, completezza, realtà totale, mentre il Male è negazione e tendenza all’annientamento, all’inesistenza, al vuoto. Non c’è dunque un Dio del Male, e il Male stesso, se c’è, non esiste se non per essere vinto dal Bene, anzi per essere annientato.
Il Male non può essere un principio opposto al Bene, perché tutte le sue forze non bastano ad intaccare l’Assoluto, quindi Dio; ne può essere soltanto una privazione del Bene, perché si tratta di un rifiuto del Bene. In quanto tale si attacca all’essere finito, ripudiando in quest’ultimo la presenza dell’Assoluto. Se il Male nega l’Assoluto non potrà farlo sul piano dell’Assoluto, perché su quel piano, lungi dal poter contrastare e vincere l’Assoluto, è destinato ad una inesorabile sconfitta, perché è la stessa natura dell’Assoluto che va in contrasto con le esigenze di ogni forma negatrice, in quanto non ha nulla che lo limiti o che lo vincoli a qualcosa. Ed ecco che allora subentra il piano del finito: solo su quel piano il Male può trovare accoglienza e sostegno ontologico, cioè forma e sostanza. Ma il principio di negazione insediandosi nel finito non potrà abbandonarlo, perché in tal caso cadrebbe nell’inesistenza; allo stesso modo, assuntasi una forma finita, il Male trascinerà con sé il finito alla distruzione, quindi ad una irrimediabile autodistruzione, perché è nella sua natura il germe della negazione assoluta, quindi del totale annientamento.
Il Male prima nega tutto poi, come in un riflesso, riconosce la propria natura e distrugge se stesso.