Ci sono due tipi di sofferenti a questo mondo:
quelli che soffrono per una carenza di vita
e quelli che soffrono per una sovrabbondanza di vita.
Waking Life, 2001
Diana sicuramente soffriva per una sovrabbondanza di vita. Femme fatale, narciso silenzioso, bellezza demoniaca. Diana è sicuramente una donna da evitare anche se, inevitabilmente, si giunge a lei come rivolo nel mare. Le nostre paure recondite, l’aria burbera e la paranoia mutano forma dentro di lei e prendono da lei stessa la forza per cambiare ogni cosa.
Nonostante gli sforzi della scrittrice, Diana appare ai nostri occhi come un carnefice e noncome la vittima. Il libro incede in media res e nonostante i nostri sforzi di infilare lo sguardo dinanzi alle mani insanguinate della protagonista, restiamo sempre dietro le spalle di quella donna che abbandona ed uccide ogni cosa venga posta tra le sue mani.
Questa storia ci appare come un grosso fiume galleggiate nel bel mezzo del nulla e ci trascina via in quella valigia insanguinata in cui la metà di Diana e quindi noi lettori che completiamo la sua natura, veniamo trascinati via scena dopo scena affiorando di tanto in tanto per osservare lo scorrere della vita da un punto di vista diverso.
Non c’è dubbio che le relazioni di questa donna, beffata da un destino che rincorre i suoi passi, siano delle relazioni insane ed instabili. Diana vagheggia l’essere madre ma non ne ha l’età, non perché non abbia vissuto almeno dieci vite in una, ma perché non è pronta per entrare in una famiglia che l’avrebbe accolta come il più candido dei doni di Natale. Diana era un dragone libero nel vento cinese che sputa fuoco su ogni fiore bello e forte che nasca nel giardino della sua vita, polverizzando ogni speranza sul nascere.
Una donna forte, decisa ed indipendente che anela la libertà più di ogni altra cosa che venderebbe la propria pelle ad un mercante di tabacco piuttosto che restare schiava di un sistema sociale falso e spietato. Una donna che resta fuori nella neve d’inverno da sola che preferirebbe morire piuttosto che essere salvata.
La luna e il lupo due epiteti di una storia d’amore, un ululato che sale ad un tempo lontano, quello di una donna isolata dal mondo grazie alle pareti di casa sua e poi a quelle di una cella. La luna può essere rossa, macchiata di sangue che cola sulle ferite ancora aperte del passato di Diana, che ancor non l’abbandona. Un passato che muore due volte, che nasce di nuovo. La luna nera, quella d’inverno, quella asfissiante che ti obbliga a tenerti occupata pur di non pensare, pur di non respirare ciò che di buono è rimasto. La luna bianca, candida ed innocente che resta zitta nella notte nera.
Il filo d’Arianna del libro è discontinuo si susseguono paralleli: il senso di colpa e la voglia di una vita nuova. Ma il destino è crudele e beffardo ed immergerà Diana nel vortice del tempo, castigandola a tramandare nelle generazioni la sua vendetta contro un mondo che l’ha creata dolente e ha lasciato che una boxata, mandasse in fumo lo scorrere della sua vita.
L’amore è l’unico sentimento ad uscirne sconfitto, mentre l’amicizia risulta avere una parte fondamentale ed indispensabile nell’economia del romanzo. I punti di forza restano in ogni caso due:
- la scelta dei nomi estrapolati dalla cultura arcaica grande patrimonio di tutti noi Italiani. Una scelta che personalmente ho letto come una olontà dell’autrice di far riferimento non solo alla sofferenza del singolo uomo o donna di passaggio ma ad un disagio più profondo che annida le radici nell’incapacità di noi uomini di staccare il naso dalle suole della terra per rivolgerci a qualcosa di più alto e profondo, quello spirito del tempo che è il vero protagonista di questa trama.
- la descrizione delle ambientazioni. Un punto decisamente a favore di questo libro è la descrizione che l’autrice fa degli scenari dell’alta Italia, un’incantevole storia che parla del nostro paese in una chiave di lettura mistica e quasi magica.
Un noir ben scritto, nonostante questo sia il primo libro di Marinella Mariani, infatti il suo stile noir-paranoico coinvolge il lettore invogliandolo a divorarne ogni rigo, ogni capoverso, ogni battuta, abbeverandosi alla fonte di un fiume impregnato di sangue.
Quanto vale uno spicchio di luna?
La vita di un lupo e di tutta la sua tribù.