Ho letto alcuni poemi di Tranströmer nella traduzione francese della Gallimard, dalla quale traspongo questi due essenziali haïku.
På en klippavsats
syns sprickan i trollväggen.
Drömmen ett isberg.
Su uno spuntone roccioso
Si vede la fessura del muro dei troll.
Il sogno, un iceberg.
Tankar står stilla
som mosaikplattorna
i palatsgården.
I pensieri sono in sosta
come le ceramiche
del cortile del palazzo.
Da La grande Enigme: 45 haïkus, Gallimard, di Tomas Tranströmer
I poemi di Tomas Tranströmer contengono la forza di un’evidenza: la rivelazione di un mistero semplice, ma essenziale e nascosto, tanto da essere quasi impercettibile nonostante la sua accessibilità. La sua scoperta assume così un aspetto universale, e si traduce nel suo sguardo sulla realtà, nella quale il poeta contemporaneo vive e della quale si nutre, realtà che deve arrivare ad attingere la forma poetica.
Questo non significa che i poemi di Tranströmer abbiano una specifica consistenza politica o sociale, essi anzi mostrano la realtà come aspetto dell’essere, essere presente in forme concrete e variabili. L’uomo vive quindi in un mondo materiale, fatto di auto e di cavi, di onde magnetiche e di dati. Tali certezze tangibili vengono però di continuo sconvolte dall’animalità selvaggia dell’uomo, dall’estensione bruciante delle città, dalla velocità che non conosce freno.
La modestia e la singolare sensibilità legata ad un ascolto imparziale del mondo hanno condotto il poeta a scegliere in maniera naturale la forma dell’ haïku. Nelle parole semplici, nella musicalità quotidiana dei versi, Tranströmer non offre nuove strade per un nuovo mondo, ma spazi di meditazione, stanze musicali di respiro breve e quieto, paesaggi di chiara pittura.
In Italia Tranströmer non è scrittore conosciuto, ma troviamo alcune sue nitide poesie tradotte da Franco Buffoni e incluse in Songs of Spring. Quaderno di traduzioni (Marcos y Marcos), raccolta di versioni poetiche che ha vinto nel 2000 il Premio Mondello per la traduzione. Buffoni esprime in questa raccolta la sua convinzione che Tranströmer sia uno dei più grandi poeti viventi e ne traduce i versi in stile limpido e schivo, rispettando così gli aspetti fondamentali dell’indole del poeta che la malattia che lo ha colpito nel 1990 ha accentuato: la sua estrema riservatezza, la tendenza alla discrezione e la ricerca musicale.
Le pietre
Sento cadere le pietre che abbiamo gettato,
Cristalline negli anni. Nella valle
Volano le azioni confuse dall’attimo
Gridando da cima a cima degli alberi, tacciono
Nell’aria più leggera del presente, planano
Come rondini da cima
A cima dei monti finché
Raggiungono l’altopiano più remoto
Lungo la frontiera con l’aldilà.
Là cadono
Le nostre azioni cristalline
Su nessun fondo,
Tranne noi stessi.
Marzo ’79
Stanco di tutto ciò che viene dalle parole, parole non linguaggio,
Mi recai sull’isola innevata.
Non ha parole la natura selvaggia.
Le sue pagine non scritte si estendono in ogni direzione.
Mi imbatto nelle orme di un cerbiatto.
Linguaggio non parole.