Tintinnano le campane del passaggio a livello, tintinna la vocina assopita della grassona poco prima dell’orrore della veranda: orrori di finestre scivolose, bucato fresco di prodotti… e saponi accovacciati nella forma d’uovo dei palmi; contenitori di ombre, povertà nel vile piscio della macchina a vapore al cospetto di amanuensi del carbone. Dove si distrae perché la mosca ha gusti squisitamente futuristi: escrementi tra le ali, vermi nell’occhio del finanziere orbato. “ Prego padroni un fottuto dollaro per masturbazione americana!!!”. Hanno inventato le macchine a vapore, hanno seppellito la fantasia di un caramellaio cugino del becchino. Becchi a forma di lingua prorompenti e schizzanti dai balconi della città deserta: siamo poveri, sfamateci autostrade! Gli stracci sono appallottolati tra i fianchi bollenti dei mendicanti, la fattucchiera presagisce passeggeri per mefistofeliche cadute di lune-con-morte-succedanea: la bile, il midollo osseo del poveraccio quando rigetta sogni masticati della ricca mignotta, le stelle nel cinema prima della lussuria con la formaldeide, i ratti rossi dei primi oppiomani, le mire da veggente non-nato di crema Steinbeckiana. I biglietti che volano strisciando con potere vaporoso, ed un sillogismo aristotelico inumano, coltivato nella distrazione della filosofia del tempo avanzata dall’ ULTIMO PASSEGGERO. Vedo città di rubino metallico, vedo stantie vendite porta a porta, vedo vuoto nelle case vuote e nei tetti vuoti e nei materiali dell’asfalto vuoto e Dove-Vuoto nella finestra del Dio Greco… e stanotte tra gli attrezzi di Aristotele trapiantati nei pali del Nuovo Mondo…. Lei mi guarda, l’Ave Cristiano mi sistema le calze, Dove mi sistema la pistola…
Suicidio.
Bum.
Un passaggio all’inferno, senza auto, un bicchiere.
Prego.
Ehi Pancake, ehi Vincent Gallo, ehi …. Ehi Kafka nelle autostrade americane: stazione di Buffalo.