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Giallo stinto. “Quello che ti meriti” di Anne Holt.

L’evoluzione è affascinante, da un lato ci convince che siamo il risultato di un processo lungo abbastanza da credere che la natura abbia fatto un buon lavoro, dall’altro, mai dimenticare che siamo animali. Quando dico questo, non mi riferisco a comportamenti truci, a chi infligge agli altri sofferenze gratuite, questo è tipico dell’uomo non della bestia. Esseri che consideriamo inferiori non uccidono quasi mai per il gusto di farlo, proteggono i cuccioli dai predatori, gli stessi predatori attaccano quei cuccioli per mangiare, null’altro li muove, nessuna perversione. Ecco allora cosa distingue l’uomo dall’animale. L’uomo è cattivo, spesso e senza motivo.

“Quello che ti meriti” è un titolo che mette i brividi, una di quelle frasi intrise di cattiveria, si usa solo in certi casi e la si dice tra i denti. Qualcuno uccide dei bambini piccoli, li restituisce alle famiglie accompagnati da un biglietto, il messaggio è quella frase, quella che se rivolta a noi, ci provoca un sussulto. Tutto accade nella tranquilla Oslo, balzata nelle cronache recenti proprio per un fatto di sangue, il più grosso fatto di sangue della sua storia moderna. Non nascondo che leggendo il libro di Anne Holt ho pensato spesso alla vicenda. La Oslo reale sconvolta da un fanatico omicida, la Oslo fittizia del romanzo sconvolta da un serial killer di fanciulli. L’investigatore Stubø e la criminologa Vik danno la caccia al mostro, per lavoro lui, per caso lei. Vittima di un destino crudele e beffardo il detective, alle prese con una bambina particolare la criminologa. Sullo sfondo un’altra storia che con flash back continui sembra volersi allacciare alla prima. Il clima, le atmosfere ed il coinvolgimento dei cuccioli d’uomo sembrerebbero dover essere gli ingredienti di un ottimo giallo, se poi si considera che la lettura del libro è preceduta da cori osannanti dell’autrice, allora è facile capire che sedendomi a leggere ero pronta ad immergermi nella storia carica d’attese.

Il libro è invece lento, la storia poco plausibile, l’assassino che con la sua gratuità crudeltà avrebbe dovuto lasciarmi di stucco mi lascia indifferente. Bisogna riconoscere che la Holt, avvocato, giornalista e anche ministro della giustizia, non ha utilizzato l’ovvio espediente di utilizzare immagini truci, che sarebbero risultate poi ancora peggiori avendo come protagonisti dei bambini, null’altro. Io il capolavoro del giallo non l’ho trovato, nemmeno nel colore della copertina. Lettissima e molto famosa, m’induce l’ovvia riflessione che più che il contenuto, quel che conta è la pubblicità, il circo che si agita dietro di lei gridando “è la miglior giallista di tutti i tempi”. Lo so: ho scoperto l’acqua calda. Come potevo però non rendere giustizia alla povera Christie che si sta agitando nella tomba? Non è illeggibile, questo no, lo stile è semplice, lineare, malgrado i salti temporali.

Mi chiedo, se una lista di cose da comprare è ben scritta questo significa che merita di essere consigliata? In tal caso, vi consiglio di provare ad indovinare chi ha schiacciato il pomodoro nella mia busta della spesa, lo troverete più interessante!