“Spingi!”
“No!”
“Annalisa figlia bella spingi che mi fai perdere Beautiful.”
“No, ho detto no, Carlo tu non sbuffare, cinque minuti di sesso, dieci ore di travaglio. Invece di guardarmi ed emettere inutili flatulenze vatti a fare una vasectomia. “
“È nato!”
“Me lo incarti.”
Non è che la gente non provasse più sentimenti, semplicemente avevano dimenticato le parole per esprimerli, una rosa se non avesse lo stesso nome avrebbe di certo lo stesso odore. Se non ne avesse alcuno però, la gente distratta forse se ne dimenticherebbe. Era successo tutto piuttosto lentamente, eppure nessuno era parso accorgersene o esserne preoccupato. Qualcuno aveva detto che con la cultura non si mangia, qualcun altro aveva cominciato ad utilizzare il termine intellettuale in senso dispregiativo, in molti avevano usato i mass media per convincere gli uomini dell’inutilità di pensare, ed altro ancora, molto altro. Furono chiamati ladri di poesia, dopo aver convinto i professori dei licei dell’inutilità di spingersi nello studio de Il 5 maggio oltre il verso “Ei fu”.
“Hai studiato?”
“No Eli, non mi andava!”
“E se la strega t’interroga?”
“Senti Chiara, ora sono stufa. Pretendere che io impari in un sol giorno 2 righi di Tre metri sopra il cielo è troppo. Che mi bocci!”
Culturale era divenuto sinonimo di accademico e noioso. Era un piano ben congegnato, non c’è che dire. Fecero incetta di libri. In breve tempo non c’era in circolazione più nemmeno una copia della Divina Commedia. Se ne lasciarono alle spalle solo una scia di poche pagine. Il quinto canto dell’inferno difficile da estirpare, poiché presente in molti diari di quattordicenni, fu usato come canovaccio per un reality show. Paolo e Francesca erano i nomi dei concorrenti a rischio eliminazione. Per non abbandonare il gioco essi dovevano essere in grado di resistere per 20 minuti in un phon gigantesco. Non era successo in fretta, eppure….
“L’ha detto quel filosofo.”
“Non l’ho visto ieri, ho guardato la partita.”
“No, non ieri, domenica. C’è l’ho sulla punta della lingua, il rossiccio, quello che sta con Magalli.”
“Ah, Paolo Fox.”
I libri universitari non li toccarono, il sapere nozionistico non li preoccupava, l’arte fu bandita, era il pensiero libero ad intimorirli. Pompei fu trasformata in un grande parco giochi, la Torre di Pisa fu raddrizzata e trasformata in centro commerciale, il Colosseo divenne un parcheggio multilivello. Non succedeva mica solo in Italia, ma io conosco bene questa parte della storia. Erano furbi i ladri di poesia, ben vestiti e sorridevano sempre. È così che successe.
“È così bello qui, forse sono troppo casual, insomma è la prima.”
“Ma no, sei bellissima”
“La musica classica è quella che preferisco!”
“Shh inizia.”
“Finalmente, Amici di Maria in tour.”
Non è che gli uomini siano stati vigliacchi, che non abbiano reagito per paura. Semplicemente non se ne accorsero. Erano davanti alla tv. Erano impegnati a desiderare oggetti delle pubblicità, erano concentrati su come fare soldi. Presero il potere i ladri di poesia, ridussero l’umanità in schiavitù. Il popolo ormai ignorante li acclamava, li idolatrava. In Italia non si accorsero che parlavano dallo stesso balcone di tanto tempo prima, la storia era stata riscritta. Erano belli i nuovi dei, li avevano convinti che estetica ed etica fossero sinonimi e li resero schiavi. Le persone comuni avevano abbandonato la politica da anni poiché credevano non li riguardasse ed i nuovi signori li punivano con fruste Gucci e cilici Dolce e Gabbana, questo li rendeva felici, inebetiti e felici. L’ambiente era insalubre ma la tv diceva che i Maya avevano avuto torto e quindi la Terra era eterna, e la tv aveva sempre ragione. La religione e la paura del diverso furono d’aiuto, i dissidenti non furono nemmeno perseguitati, erano così pochi. I ladri di poesia erano incontrastati, non era nemmeno stato necessario l’uso delle armi, tutto indolore. Se lo avessero chiesto a loro avrebbero concordato con l’affermazione che con la cultura non si mangia, avrebbero aggiunto però che con l’ignoranza altrui si regna.