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Il giuoco delle parole di vetro



Avevo pensato di reggere
le mie idee con te per sempre.

Per sempre? quale sempre?
il tuo è stato, il
sempre del tuo
pensare, il sempre dei
tuoi baci come il racconto
della genesi del tempo
nel quale è il sempre
solo del suo proprio
respiro, il dopo
è un miscredente che non
lo
svilisce
pur non avendo udito
più il suo ticchettio.
Affannose le creazioni del
mio volerti, un codex d’
immaginari canali amorosi,
sporchi quanto odorosi,
di floreali doni
respiranti e di lettere
oramai desuete
solo da sonnecchiare.
Ho pensato
che essendo duplice
il mio camminare
ed il mio lavarmi al mattino
ci fosse qualcosa
che potesse nascondersi
in me; ma
m’hai detto ch’
è solo una svogliata capacità di
non  dir le cose. Le sfumature
si scorgono e si contano
con una pazienza infantile
portatrice di tempo indefinito, e
giocano con le tue dita
che le scartano
e le condannano
ed io
vado via.

Marco Musto