Credo di potermi definire una lettrice vorace, ad agosto però divengo insaziabile. Il solleone impigrisce i miei movimenti e, viceversa, rende la mia mente mai paga di letture. L’energia solare, il riscaldamento globale, i cambiamenti climatici. Argomenti protagonisti di questo romanzo insieme ad un premio Nobel. “Solar” è stata la mia scelta estiva, il libro di Ian Mc Ewan lo ammetto, l’ho scelto proprio per il titolo che mi sembrava si sposasse magnificamente con la stagione.
Non credo di essere stata sciocca nell’aver immaginato che il personaggio principale della storia, quasi unico essendo gli altri poco più che comparse, seppur di rilievo, dovesse essere un uomo di grandi principi. Descrittoci come vincitore del suddetto encomio di nascita dinamitarda, lo avrei immaginato dotato di una certa levatura morale, un modello utile a risparmiarci i doverosi conti con la nostra coscienza. Se chi si occupa di certe problematiche è qualcuno tanto superiore a noi, i nostri peccatucci distruttivi per il pianeta diventano perdonabili. Mi sbagliavo, e di grosso.
Michael Beard, fisico di fama planetaria, è un vile, un meschino. Sporco dentro, brutto fuori. Coltiva relazioni che fin troppo spesso culminano in matrimoni e successivi divorzi, non vuole figli, il futuro della Terra gli è indifferente. Nonostante tutto questo è amato dalle sue compagne, le sue unioni s’infrangono sovente per i suoi tradimenti e la sua incapacità di provare veri sentimenti. Viene, ironia della sorte, chiamato a capo di un centro per la ricerca sulle energie rinnovabili. Lì il suo destino comincerà ad arrotolarglisi attorno come le spire di un serpente. Addirittura partecipa, tra l’ammirazione generale, ad una spedizione al Polo Nord. Non tornerà alla sua vita con una coscienza rinnovata, ma con un aneddoto su un orso e la memoria dello scampato pericolo di perdere gli organi riproduttivi. La fortuita morte dell’amante della sua ultima moglie, collaboratore del suo centro, gli consegna la chiave per una scoperta che potrebbe cambiare la storia dell’umanità. Un uomo gretto, il cui talento scientifico si è esaurito da tempo, s’impossessa dell’intuizione del giovane concubino della sua sposa. Ricreare un processo simile alla fotosintesi clorofilliana, producendo elettricità attraverso la scissione dell’idrogeno dall’ossigeno. La salvezza delle generazioni future, forse anche della nostra, la liberazione dalla schiavitù del petrolio e del nucleare, è affidata ad un individuo di questo stampo, un ladro, uno cui del prossimo non importa nulla. Il suo è un business non un ideale. Forse questo non è sconveniente, la nuova religione globale è il profitto. Se dovesse essere l’egoismo a salvarci io mi accontenterei. Se fosse in pericolo la mia vita vorrei essere tratta in salvo da un eroe di grandi principi e dalle spalle forti, se stessi affogando però mi accontenterei di una scialuppa traghettata da chiunque.
Ho un debole per i personaggi controversi, questo fa eccezione. Sentivo una repulsione nei suoi confronti quasi epidermica, al pari di quella che potrei provare per qualcuno in carne e ossa. Sicuro merito dell’autore, questo va sottolineato, soffre di eccesso però la caratterizzazione dell’anti-eroe. Lo humor si perde, il lettore si trova troppo impegnato a detestare Michael per poterne apprezzare il cinismo ed il sarcasmo. La redenzione non arriva, il finale ispirato allo ius talionis non m’ha convinta. Ne soffre la linearità. Se si crea un personaggio emblema del marcio, della volgarità d’animo, se nonostante tutto questo individuo si trova ad essere amato, se sfugge più volte al disonore che pure meriterebbe, allora forse l’autore avrebbe dovuto osare fino alla fine e farne un vincente.
L’idea che la vita sia una ruota non è mai riuscita a convincermi, salvo che non s’intenda quella di un camion sempre pronto a schiacciarti dietro l’angolo.
Nel complesso le promesse insite nel nome dell’autore sono state mantenute solo in parte, impossibile però non riconoscergli un modo nuovo di affrontare una tema con cui gli scrittori difficilmente si cimentano. Eccetto ovviamente quelli che, variamente, hanno immaginato catastrofi annientare il genere umano.
Nonostante alcune dichiarazioni dell’autore circa la sua ostilità verso i romanzi comici, questo sembra essere proprio il suo scritto più comico. Una risata ci seppellirà insomma, subito prima dei ghiacci del Polo Nord.
Vi consiglio di leggere questo articolo https://www.letteratu.it/2011/06/14/il-fotovoltaico-non-e-un%E2%80%99utopia/ del nostro Andrea Cenicola . Non sarà un romanzo a salvarci, di certo non questa volta, ma una rinnovata coscienza ambientale quella di sicuro si.