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I moti di Reggio

Nel luglio del 1970, in seguito alla decisione di collocare il capoluogo di regione a Catanzaro, scoppiò a Reggio Calabria una vera e propria sommossa popolare che terminò solamente nel febbraio del 1971. Il malcontento popolare fu appoggiato da tutte le forze politiche tranne dal Partito Comunista Italiano che si dissociò subito; ma man mano assunsero un ruolo importante i partiti di destra, in particolar modo il Movimento Sociale Italiano.

Proprio un missino, Francesco Franco, detto ‘Ciccio’, sindacalista della CISNAL, rilanciò il motto ‘Boia chi molla’, rendendolo come slogan della rivolta. Sempre Franco, insieme all’ex comandante partigiano Alfredo Perna, Rocco Zoccali, Rosario Cassone, Franco Arillotta e il consigliere provinciale del MSI Fortunato Aloi, fu uno degli esponenti maggiori del ‘Comitato D’Azione’, nato il 22 luglio e che divenne presto, vero motore organizzativo e politico della protesta popolare. Sorsero anche il ‘Comitato unitario per Reggio Capoluogo’, guidato dal sindaco democristiano Pietro Battaglia, nel quale vi facevano parte anche esponenti del MSI, il ‘Comitato unitario’ guidato dall’avvocato Francesco Gangemi ed infine un altro comitato che faceva riferimento all’armatore Amedeo Matacena e all’industriale Demetrio Mauro.

I fatti incominciano il 13 luglio quando il sindaco, appoggiato da tutti gli schieramenti politici ad esclusione del PCI e del PSI, proclamò uno sciopero per la decisione che penalizzava Reggio. Tale sciopero risulterà essere un flop a causa della diserzione della CGIL che sottolineò la propria “Indisponibilità per battaglie di tipo campanilistico”. Ma il 15 luglio un gruppo di giovani reggini occupò i binari della stazione, nacquero le prime barricate nel centro storico, furono assalite le sedi del PCI e del PSI ‘colpevoli’ di non aver preso parte alla protesta ed infine fu occupata l’autostrada. In seguito alla carica subìta dagli occupanti della stazione da parte della polizia a cui seguirono degli scontri con feriti e decine di arresti, migliaia di persone si riversarono in piazza Italia, piazza principale di Reggio, per chiedere il rilascio degli arrestati. Ma anche qui la polizia rispose con una carica sui manifestanti, tanto che la sera stessa si sarebbero contati tra le forze dell’ordine 45 feriti, mentre non  si conosce il numero esatto dei civili feriti in quanto nessuno di essi si recò negli ospedali per evitare di essere riconosciuto. Ma la rivolta non tarda ad assumere pieghe drammatiche: il 17 luglio, in seguito agli incidenti, lo studente diciassettenne Antonio Coppola verrà ricoverato in ospedale in coma, il 18 luglio sempre durante gli scontri tra polizia e manifestanti perderà la vita il ferroviere Bruno Labate iscritto alla CGIL e sempre ai moti di Reggio è stata collegata la ‘Strage di Gioia Tauro’, avvenuta il 22 luglio 1970, dove una bomba fece deragliare il ‘Treno del Sole’, Palermo-Torino, provocando sei morti e più di 70 feriti. Riguardo tale strage c’è da dire che le cause non sono mai state accertate, ma nelle conclusioni della relazione del Giudice istruttore del tribunale di Palmi, si legge che l’attentato dinamitardo era l’ipotesi più probabile.

Il successivo 16 agosto fu formato il nuovo governo presieduto dal democristiano, Emilio Colombo, da cui prende nome il cosiddetto ‘Pacchetto Colombo’, un compromesso politico che si ebbe alla fine della rivolta il quale prevedeva un’insolita divisione degli organi istituzionali della Calabria, la giunta regionale a Catanzaro, il consiglio a Reggio Calabria e all’insediamento nel territorio reggino di apparati produttivi che non furono mai realizzati o furono subito oggetto di speculazioni da parte della ‘ndrangheta.

I moti di Reggio si conclusero con l’ingresso dei carri armati nella città ed il bilancio complessivo fu di sei morti, cinquantaquattro feriti e migliaia di arresti. Franco fu condannato in primo grado a quattro anni di reclusione per istigazione a delinquere e apologia di reato a seguito del ruolo di leader della rivolta, ma entrambe le accuse di reato caddero in prescrizione.