…perché Carmelo non ha
mani, né gambe, né corpo
Carmelo è un uomo ombra
però posso toccare le sue
parole impresse nelle
pagine di questo libro
le parole, la fantasia,
il dolore, la ostinazione,
l’amarezza, la dolcezza
e la durezza di Carmelo
sono corpo
il corpo di un uomo libero.
Vauro
Carmelo Musumeci nasce 56 anni fa ad Aci Sant’Antonio, in provincia di Catania. Le origini, l’infanzia e la famiglia da subito si fondono sino a diventare un muro di cinta che lo costringe a passare buona parte della sua vita “rinchiuso” in un mondo aldilà del mondo. Collegio, riformatorio, carcere minorile e ancora carcere. Carmelo “nasce colpevole”, cresce in una famiglia dove non c’è amore perché l’amore non si mangia. L’unico modo per andare avanti è proteggere se stesso. Proteggersi anche con la violenza che è l’arma più semplice per chi non conosce nulla se non la voglia di libertà. Arrestato nel 1991 dalla Polizia, poiché a capo di una banda criminale nella Versilia, viene condannato all’ergastolo.
Sono trascorsi 20 anni, e Carmelo è ancora è ancora in carcere. Ci è entrato senza la licenza elementare, ma, da autodidatta (ha iniziato a studiare quando era in regime di 41bis), è riuscito a diplomarsi e a conseguire nel 2005 la laurea in giurisprudenza presso l’università di Perugia. “Sono stati la lettura e lo studio a salvarmi e a cambiarmi, non certo il carcere, che per me resta un’istituzione cancerogena”.
Non è la trama di un libro, né il sunto di un romanzo. Questa è una storia vera. La storia di uomo che “vive” da vent’anni in carcere, per scontare quella pena che l’ha condannato all’ergastolo ostativo. L’ergastolo introdotto con la legge 356/92 per reati di associazione a delinquere, ovvero per quei reati che sono ritenuti di particolare allarme sociale e che quindi portano all’esclusione dal trattamento beneficiario extramurario i condannati a meno che questi collaborino con la giustizia. “Chi ha ucciso in una guerra fra bande in un territorio mafioso, in virtù del carcere ostativo non potrà mai uscire se non diventando collaboratore di giustizia. A questa categoria è negato ogni beneficio penitenziario, dai permessi premio alla semilibertà e liberazione condizionale”
“Applicare la pena dell’ergastolo è il più grande male che un uomo possa commettere nei confronti di un altro uomo. L’Italia è l’unico paese in Europa dove l’ergastolano non ha veramente mai un fine pena. Non c’è mai un giorno di permesso, mai un Natale in famiglia… Non ho potuto esserci mai ad un compleanno dei miei figli, dei miei nipoti, della donna che amo. Non c’ero alla laurea di mia figlia, né al matrimonio di mio figlio, non c’ero quando nascevano i miei nipoti e neanche ora posso dare loro una carezza, non posso sperare di andare a riprenderli quando escono da scuola, non ho diritto di sperare di giocare con loro nel parco: sono un fantasma, un uomo ombra. Vorrei dedicarmi alla mia famiglia, agli studi, a far del bene agli altri, ma non ho possibilità di dimostrare che sono diventato un’altra persona: penso che non me lo permetteranno mai, che mi terranno sempre chiuso dentro questa cella. Come può lo Stato utilizzare leggi per permettere l’annullamento di tante vite? Come può non riconoscere i cambiamenti che venti, trenta anni di detenzione hanno avuto sulle persone?”.
Carmelo, oltre ad aver conseguito la laurea, si è avvicinato in questi lunghi anni alla lettura e alla scrittura, due passioni che gli hanno permesso non solo di allontanare la solitudine, ma anche di produrre poesie, racconti e favole per cui ha ricevuto diversi premi letterari. Da poco è uscito il suo ultimo libro, Gli Uomini Ombra, una raccolta di racconti, romanzati e non, ambientati in carcere o nel mondo ad esso connesso. L’autore li ha definiti dei “social noir”, storie che raccontano storie, quelle tristi e senza speranza di chi vive dietro le sbarre, quelle che non finiscono mai, perché la pena è senza fine. La pena degli ergastolani, morti che camminano “Io non ho più futuro ed è molto peggio di non avere vita. Nessuno può vivere senza avere la speranza della libertà”.
Il carcere stesso diventa protagonista di questi taglienti racconti, lo chiamano l’Assassino dei sogni, che avvolge e distrugge tutto ciò che finisce all’interno delle sua mura. Lo fa attraverso morti silenziose, suicidi improvvisi, pestaggi violenti. Lo fa divorando l’anima e il corpo di chiunque vi metta piede. Perdete ogni speranza o voi che entrate.
Queste le parole dell’astrofisica Margherita Hack: Gli uomini ombra, invisibili e dimenticati da tutti , morti viventi, perché irreali come le ombre, eppure capaci di forte amicizia e altruismo come i quattro rinchiusi nella stessa cella, Tiziano figlio di un boss diventato assassino per l’obbligo di vendicare l’assassinio del padre, Pietro che aveva ammazzato la moglie e l’amante, Giosuè che aveva ammazzato una decina di persone che volevano ammazzare lui, e Nicola che viveva nel ricordo della moglie che lo aspettava da otto anni e non riusciva mai a vederlo. Era l’unico che aveva ancora una ragione per vivere. Per lui, perché lo trasferiscano al nord dove sarebbe stato più facile vedere ogni tanto la moglie gli altri tre dopo un tentativo di fuga fallito sono pronti a sacrificarsi. Finalmente Nicola può incontrare la moglie e gli altri tre sono finalmente liberi, le loro anime hanno lasciato i loro corpi martoriati di botte.
Carmelo Musumeci riesce, con questo lavoro, a dar spazio e voce a chi vaga nel nostro bel paese. E non lo fa urlando, ma semplicemente raccontando la vita di uomini a cui viene negata la possibilità di dimostrare di avercela fatta. Per questo mi chiedo, rieducazione o condanna? Pentimento o rivalsa?
Forse, semplicemente, diritto alla vita.