Avete presente il succulento piacere di sverginare, impugnandola, un’accetta prima di squartare un tronco rinsecchito? Avete presente il piacere dettato dalla prossima, “appena prossima”, deflorazione di una verginella impaurita dinanzi al battito irrequieto di una metropoli incessante? Ecco… Avete capito… adesso, leggete… silenzio, parla: Patrick Bateman!
Non serve ad un cazzo sorridere.
E’ un dono di natura ridacchiare, plagiare la quietezza di una barriera comunicativa, assumendosene la pena, e non spero per nessuno un mondo migliore. Non ha sostanza una catarsi tentata durante un party post-lavorativo, nemmeno il mio sculettamento “manorum” con un cubetto di ghiaccio: piacevolmente un’estasi omicida borbotta, sbraitando, e fantastico su capezzoli rassegnati alla folla, al turgido silenzio del cotone. Ah, il cotone!
Litri di scotch assumono il predominio olfattivo che le lingue, che ho tagliato, spargono indifferentemente. Sangue qui, sangue lì, troie adescate e poi vivisezionate, marmellata alle more come mestruazioni spolverate in una camera d’albergo, musica anni 80 incantatrice di impulsi d’assassino: un omicidio musicato, una ripresa porno, un gioco lesbo tra puttane, il riflesso muscoloso di uno specchio piatto, la bianchezza dei denti che stona con lo sperma. Un’accetta ripiegata accanto il divano. Tenue dibattito retorico tra un corpo d’arredamento e un corpo offensore, mortuario.
La cura del corpo: assumere creme che si ficchino sotto l’epidermide inquinando la secchezza della pelle, incentivare la piacevolezza della propria immagine quando il sole sorge e… urlo alle rughe e ridacchio come “il simpaticone della compagnia”; oltraggiare il proprio linguaggio impastando di rabbia nitrica la babelica aria… aprendo una finestra: aroma di sangue femmineo, casa chiusa ed imbavagliata da carte da parati lucenti, caffè scoppiato…
Depravazione.
Recarsi presso la lavanderia cinese, raccattare forme giustificative e convincenti per prendere per il culo i temporanei rappresentanti asiatici; gola di uccisione, gola di riprese amatoriali… pornografiche; il lupo osserva con lingua cadente l’altro lupo, la gola ritorna, la fetida indifferenza del compagno-UOMO quando si tratta di brindare ad un quid inconsistente come: è “arrivato il nuovo anno”. In tutto questo i Genesis devono risuonare, CAZZO! Il fattore “musica” è necessariamente un fattore eziologico affinchè la mia idea possa assumere una concretezza “bestiale”, una candida trasparenza anti-cristiana, una depravata ricreazione al meccanismo: studio legale-> mangiucchio-> scopo->vestito da 2.000 $-> serata cool-> strafottenza della notte nei confronti del mio coito interrotto verso la coscienza.
Perlustro l’amore e ne scorgo mutande strappate; odore di passera in fiamme prima che il sole crolli sul mare, prima che il sole si ghigliottini nelle acque fognarie del mio inesistente pentimento… nella mia gustosa rielaborazione di Beccaria… alquanto underground.
Mutilazioni, pene, fughe non possibili.
Non ha pace di conoscenza la mia continua punizione, non ha dichiarazione abdicante il mio stupro serale contro i buoni sentimenti. Buona è una fottuta porzione di uramaki, una fottuta brioche mattutina… il pesce fresco sul palato. Orgasmo. Buona è la materia oggettivamente percepibile, non un’anti-materia, quindi astratta, come l’amore! Non si mangia l’amore, lo si mutila o se ne fa oggetto astratto per fini materiali: un braccio tagliato qui, una mano bianca come il marmo di una statua morta, un dito come cucchiaio, un appendiabiti-torace lì.
VHS. Solo ed esclusivamente VHS per riprendere le mie perfomances greco-romane, a letto. E’ necessaria un’impalcatura analogica per dare stile ad un accoppiamento tra animali neandertaliani. D’altronde il piacere estatico dell’altro mio Io corrisponde all’unico piacere veramente “mio”.
Avete notato che nulla ha senso?
Guardatevi il corpo, ignudi. Siete cera che presto si scioglierà sotto la terra, i vermi non vi cacheranno nemmeno con rispetto.
E il capo Ermenegildo Zegna brucerà come una casa dell’Ohio, in fiamme, tra i boschi… senza mucche che cantano l’ultimo Requiem.
Patrick Bateman è il mio nome, ho 27 anni, credo fermamente nella cura della persona, in una dieta bilanciata, nel rigoroso e quotidiano esercizio fisico…
C’è una vaga idea di Patrick Bateman…