Il giorno del suo undicesimo compleanno un dolore desta Daniel dal sonno, non riesce più a ricordare il volto della sua defunta madre. All’alba il padre del bambino, dando vita alla più incredibile delle storie, lo conduce in un luogo segreto e di cui non dovrà rivelare niente a nessuno: il Cimitero dei libri dimenticati. Daniel entra incredulo in un dedalo di corridoi e tomi, all’improvviso i suoi passi si fanno sicuri e, con l’innocenza di chi non sa che il destino può celarsi anche sotto poche dita di polvere, si dirige verso un volume che lo stava attendendo probabilmente da ancor prima della sua nascita. Quel libro lo rapisce, lo incanta, Daniel lo legge rapace, tutto d’un fiato, il suo titolo è ”L’ombra del vento”. Daniel Pennac, come noto a molti, tra i diritti del lettore annovera quello di non dover necessariamente portare a termine un testo una volta iniziato. Non concordo, non posso, libri che ho detestato durante il mio percorso con loro, hanno lasciato dentro di me tracce di cui sono tuttora grata. Il patto che il bambino stringe con suo padre è di prendersi cura e sottrarre all’oblio il volume scelto, nulla potrebbe suonare più romantico per me, Daniel non sa di avere in questo modo stretto in realtà un patto con l’autore, Julian Carax. Deciso a leggere tutto ciò che egli possa aver partorito, Daniel si rende conto ben presto che, nonostante l’aiuto di un esperto e borioso libraio, i pargoli cartacei di Carax sono irreperibili. Novello detective cercherà di scoprirne il motivo avventurandosi perciò non più nella trama del romanzo ma nei fili dell’esistenza di Carax stesso. Una vera ragnatela. La storia si dipana come un giallo, omicidi e disgrazie non mancano e viaggiano sulle pagine del testo e della realtà influenzandosi a vicenda. Il lettore vuol sapere la verità, più volte sono stata tentata durante il racconto di avanzare di qualche capitolo e di dare una prematura occhiata allo svolgimento, troppo fedele a me stessa non l’ho fatto ma l’ho desiderato, l’ho molto desiderato. Chi è il misterioso personaggio che cerca le opere di Carax per distruggerle? Dove sono finiti l’autore Julian e la sua amata Penelope? Che ruolo ha il sordido Fumero nella vicenda?
Ero ingorda con il mio ”L’ombra del vento” proprio come Daniel lo è stato col suo, mi sono sentita come quando a sedici anni lessi per la prima volta ”Il nome della rosa”, volevo comprendere, sapere, la lettura m’ha incatenata anche stavolta mentre aspettavo che la matassa ingarbugliata ma abilmente costruita si dipanasse, non mi restava che attendere . Tutto a tempo debito, anzi no. Ecco la vera grande pecca di questo romanzo, ”L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafón soffre per eccesso, troppo lungo, da il tempo a chi veramente lo legge in modo appassionato di sciogliere i nodi gordiani prima che li sveli l’autore, il colpo di scena, che pure c’è, non riesce. I personaggi sono ben delineati, si riesce ad immaginarli, ad affezionarsi a loro o a detestarli in modo assai netto. Una folla umana che vive una Spagna dove riecheggiano una volta tanto gli echi della guerra e non delle nacchere. La storia è affollata dunque, seconda pecca ma non così grossa come la prima, qualche comprimario è superfluo, facilita la confusione di chi lo dovesse leggere sbocconcellandolo, io l’ho inghiottito in un solo morso e dunque seguirne la trama non mi è risultato eccessivamente ostico, diluendolo nel tempo dubito susciti lo stesso effetto che ha avuto su di me. Peccato, in fondo però a pensarci gli arabi inseriscono sempre un piccolo difetto nelle opere che realizzano, la perfezione non è degli uomini. Questo è un libro ben scritto e con una trama avvincentissima, non è perfetto per fortuna.
Come Daniel lego la mia vita a quello che leggo, non perché io mi sia mai trovata a dover risolvere delitti ma perché quello che ho letto mi ha cambiato, sono il risultato d’incontri, conversazioni, esperienze e pagine, tante pagine.