Ve lo immaginate un paese governato dalle donne? Io ci ho provato e credetemi, non ci vedrei niente di buono. Ma cercate di comprendermi. Son cresciuta in una famiglia di uomini e ho imparato a difendere il mio “ruolo” senza mai ostentarlo. Il femminismo estremo è passato un po’ di moda, diciamocelo. Sono ormai passati anni da quando un cospicuo numero di donne scese in piazza bruciando reggiseni, pretendendo rispetto e dignità. Oggi le cose sono cambiate. O forse no. La donna è sempre stata sinonimo di oggetto (chi l’abbia mai deciso, ancora me lo chiedo), inanimato prima e sessuale oggi. Difatti la sensualità, la seduzione, la magica aurea che avvolge il corpo femminile hanno da sempre suscitato dibattiti circa la capacità e l’intenzione o meno delle donne, di farne uso. Ma chi dice che l’erotismo, forza naturale del genere femminile, debba essere condannato in quanto potenziale arma pericolosa?
Gioconda Belli è una scrittrice, poetessa e giornalista nicaraguense che ci racconta come sarebbe il suo “paese delle donne”. Nata da una famiglia di origini italiane, ha vissuto in prima linea le vicissitudini politiche del suo paese, la lotta sandinista contro la dittatura di Somoza (costatele anche l’esilio in Costa Rica) e, in particolare, l’attenzione al mondo femminile. Le sue opere infatti sono spesso caratterizzate dalla presenza della questione femminista e dell’emancipazione della donna. La passione politica si sposa e si fonda con quella letteraria. E nel suo ultimo romanzo questa caratteristica è ancora più accentuata.
Lavinia, Itzà, Melisandra, Gioconda ed Eva sono cinque donne molto diverse tra loro, ma accumunate dalla “capacità di ricorrere a una forza interiore o alla vulnerabilità”. Fondatrici del Partito della Sinistra Erotica, guidato da una leader carismatica e sensuale di nome Viviana Sansón, riescono a salire al potere, in una Nicaragua immaginaria, grazie all’eruzione di un vulcano. Già, perché i postumi dell’eruzione hanno ridotto improvvisamente i livelli dell’ormone maschile ai minimi storici. E questo ha permesso alle donne di vincere le elezioni sbaragliando l’universo del sesso forte. Finalmente, Faguas, dopo anni di corruzione del potere, scandali, orge e dissolutezze dovute alla depravazione degli uomini, ritrova un volto nuovo ed umano.
Gli uomini si ritrovano a casa a svolgere mansioni domestiche, i criminali si espongono in piazza e gli stupratori vengono tatuati con una S sulla fronte, una lettera scarlatta, marchio indelebile della vergogna che hanno fatto provare alle loro vittime. Ma loro, le donne, non odiano gli uomini. Anzi, si affidano al loro amore con passione. Sarà…
Tutto procede come in un sogno fino a quando la quarantenne presidentessa rimane vittima di un attentato. Mentre la Sanson è in un letto di ospedale che lotta tra la vita e la morte, la sua vice Rebeca los Rios, si occupa di trovare il colpevole e di placare le rivoluzioni degli uomini che rivogliono il potere.
Il libro è oltremodo surreale e ironico, a tratti grottesco. È evidentemente una provocazione. La Belli lo ha definito un riscatto femminile: “negli ultimi tempi la dignità delle donne è stata oltraggiata da un erotismo che, da risorsa dell’esistenza, è diventato barzelletta”.
Non manca la satira politica. Il mistero, le corruzioni, le alleanze femminili e le critiche alla società richiamano i passati storici del paese d’origine dell’autrice. Politica e erotismo si fondono, facendo parte entrambi della vita in modo indissolubile e imprescindibile.
Benedico il mio sesso perché la forza di una donna può eguagliare le dosi più massicce di tensosterone, testosterone, tuttosterone, tenzonterone, terraterone” o testosterone che dir si voglia.
(Da un’intervista a Gioconda Belli de “Il Messaggero” del 26/06/2011)
Da questo punto di vista lei insegue ancora l’utopia, anche se non è più la guerrigliera militante di un tempo? Crede davvero che possiamo essere migliori di quello che siamo?
«La nostra società dimostra che il neoliberismo ha fallito. E’ una ideologia cieca che ora deve fare i conti con la crisi economica che ha generato. Quando l’economia collassa, allora la donna può diventare ancora di più una donna-oggetto. La cosa più pericolosa è che ci isoliamo l’uno dall’altro, è come se ognuno vivesse rinchiuso in una bolla. Gli intellettuali hanno una missione, portare la parola nelle piazze. Combattere con le parole».
Le sue eroine – Lavinia, Itzà, Melisandra, Gioconda, Eva e le altre di quest’ultimo libro – sono combattenti a loro modo. Non si accomodano, prendono coscienza, spesso con l’intraprendenza e la forza. E’ la loro potenza?
«Sono cinque donne molto diverse sulla scena di Nel paese delle donne. Diversi sono i rapporti con gli uomini. Le accomuna la capacità di ricorrere a una forza interiore o alla vulnerabilità, serve. Una risorsa multidimensionale delle donne. Gli uomini no: sono unidimensionali».
Davvero da qualche parte è possibile un partito femminista della sinistra erotica che possa conquistare il potere?
«Ormai sono tante le donne al potere: presidenti, primi ministro, politici affermate. Un’avanzata generale, i segni sono tanti. La storia mostra che alcuni grandi cambiamenti sono possibili, prenda la Turchia che, da un’oppressione totale, è arrivata ad un libertà di fatto. In Italia ce n’è grande bisogno, negli ultimi tempi la dignità delle donne è stata oltraggiata da un erotismo che, da risorsa dell’esistenza, è diventato barzelletta».