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I “Fantasmi” di Terzani, quelli dei morti e quelli delle ideologie.

I grandi fanno la Storia, i ricchi fanno la Storia, i potenti  fanno la Storia. Gli altri la Storia la vivono ma in alcun modo la orientano. L’entusiasmo giovanile di un reporter appassionato che crede nella possibilità di cambiare il mondo ed uno dei più terribili genocidi mai avvenuti si scontrano. Essendo questo il racconto del genocidio dei cambogiani e non un libro di fantasia, scontatamente direi, l’orrore per le mostruosità di cui gli esseri umani sono capaci ha la meglio. Terzani amava la Cambogia, amava il popolo cambogiano, ne descrisse la menomazione, la capì non abbastanza in fretta, il succedersi dei suoi articoli ne è testimonianza. Siamo ignoranti, almeno molti di noi, abbiamo sentito più volte parlare del criminale di guerra Pol Pot, della guerra in Vietnam, dei khmer rossi eppure se non di parole vuote di cos’altro può parlarsi in questo caso. Circa 3 milioni di cambogiani furono assassinati, la memoria delle atrocità commesse durante il nazismo è una macchia indelebile sulla coscienza europea mi chiedo perché invece questa guerra sia rimasta incolore. Stragi, fosse comuni, la purezza khmer, quanto poco originale e ripetitivo è l’uomo quando si accanisce sul suo simile.

“Fantasmi” di Tiziano Terzani non è un libro, non nel senso classico. Si tratta di articoli, telegrammi, messaggi, fotografie, dispacci come recita il sottotitolo, raccolti in un unico volume dalla moglie, ad un libro però non ha davvero nulla da invidiare. Il cronista attento, coraggioso ed imprudente, che molte volte nei suoi scritti lamenta come altri inviati attendano le notizie nella hall dei loro alberghi, ci rende testimoni e lo fa in un modo coinvolgente, unico.

È il 1965 la guerra in Vietnam straripa in Cambogia, perché la guerra altro non è che sangue e melma, si cercano i famigerati vietcong, li cercano le non abbastanza famigerate truppe americane, si spingono oltreconfine. Il principe cambogiano Sihanouk consente i bombardamenti, gli americani attraverso la Cia appoggiano  però il generale Lol Nol che lo rovescia, corrotto il primo, completamente inviso al popolo il secondo. Ovunque trepidante è l’attesa per l’arrivo dei khmer rossi, il movimento nazionale partigiano tra le cui fila c’è il terribile Pol Pot, la nascita della Kampuchea Democratica è vicina, una svolta popolare forse. Invece svolta non ci fu ma sterminio, trasferimenti coattivi di massa, nazionalizzazione estrema, uccisioni, epurazioni. Anche Terzani li aveva attesi, la delusione non è un concetto sufficiente, disillusione semmai, la fine di molti dei suoi ideali. Tutti contribuirono a martoriare il paese dunque, un sistema corrotto, gli invasori americani, i partigiani belve. Racconta Tiziano l’epopea di un popolo ma anche quella di una generazione. Molti occidentali che avevano creduto fermamente ad un modello da opporre al capitalismo vedono cadere forse l’ultimo baluardo di un’idea gloriosa.

Tiziano Terzani era un giornalista vero, uno da trincee, linee di confine, rischiò di morire in una delle sue permanenze in Cambogia proprio per mano dei khmer. Lungi da me pensare che abbia bisogno del mio supporto, credo che però il fatto che la sua fama sia legata in gran parte all’ultimo periodo della sua esistenza ne abbia in un qualche modo falsato il ricordo. Cronista di guerra, per un anno intero viaggiò per il mondo senza prendere l’aereo, fu testimone della caduta del regime comunista e troppe altre cose da raccontare, nulla a che fare con una sua presunta aura da mistico santone. La spiritualità non è certo predominio dei religiosi, dei preti o dei confessori di qualsivoglia culto. Scelse di morire libero, di non accanirsi nella malattia e questo ai miei occhi lo rende ancora più grande e terreno, solo chi è attaccato ad un bene così grande può scegliere di seguirne il corso naturale. Aveva una lunga barba ed occhi profondi alla fine del suo viaggio. Una vita la sua che è davvero una grande Storia.