Con legge n. 56 del 4 maggio 2007 (pubblicata nella G.U. – serie generale – n. 103 del 5 maggio 2007), il Parlamento Italiano ha riconosciuto il 9 maggio, anniversario dell’uccisione di Aldo Moro, quale “Giorno della memoria”, al fine di ricordare tutte le vittime del terrorismo, interno ed internazionale, e delle stragi di tale matrice. La legge prevede che in occasione di tale ricorrenza possano essere organizzati, senza nuovi e maggiori oneri a carico dello Stato, manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri e momenti comuni di riflessione, anche, nel quadro della loro autonomia, da parte delle scuole di ogni ordine e grado, al fine di costruire ed alimentare una memoria storica condivisa in difesa delle istituzioni e dei valori democratici.
Ieri dunque, 33esimo anniversario dell’uccisione di Aldo Moro, era la giornata per non dimenticare le vittime del terrorismo che ha segnato un periodo buio della nostra storia, quello che è stato definito con l’espressione ‘anni di piombo’. Ma non dimentichiamo che nello stesso 9 maggio 1978 fu ucciso anche Peppino Impastato, che dedicò la sua vita alla lotta contro la mafia, il cui corpo fu dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani. La definizione di ‘anni di piombo’ deriva dal titolo omonimo di un film del 1981 della regista tedesca Margarethe Von Trotta, che parlava di un periodo storico analogo a quello dell’Italia, vissuto contemporaneamente in quegli anni dalla Germania Occidentale.
L’arco di tempo degli anni di piombo in Italia è stato collocato dalla fine degli anni sessanta agli inizi degli anni ottanta, e tale periodo è fortemente segnato dalle stragi concepite dalla ‘strategia della tensione’, ma anche dagli omicidi compiuti ai danni di magistrati, giornalisti, ufficiali dell’arma e politici, su cui ancora oggi aleggia un’aura di mistero e non si conoscono per tutti i casi i nomi di mandanti e assassini. Dal 1969 al 1984 si sono susseguite la Strage di piazza Fontana a Milano, la Strage di Gioia Tauro, la Strage di Peteano a Gorizia, la Strage della Questura di Milano, la Strage di Piazza della Loggia a Brescia, la Strage sull’espresso Roma-Brennero, la Strage di via Fani a Roma, la Strage di Patrica in provincia di Frosinone, la Strage della stazione di Bologna ed infine la Strage del Rapido 904.
Che ben venga ogni 9 maggio questa giornata della memoria, ma diventa estremamente inutile se poi si ritorna nell’indifferenza di tutti i giorni e se durante l’anno ci si dimentica che ci sono ancora atti di processi riguardanti vicende di quel periodo, per poi ricordarsene il prossimo 9 maggio. Che ben venga tale giornata ma non dobbiamo dimenticare che non è stata fatta ancora piena giustizia e non sappiamo ancora tutte le verità nascoste, e la cosa tristissima è che alberga in molti di noi la sensazione che non verremo mai a conoscerle. Che ben vengano i momenti comuni di riflessione su tale tematica nelle scuole, ma insegniamo ai ragazzi non solo la storia ma cerchiamo anche e soprattutto di far sviluppare in loro un forte senso critico e la voglia di ricercare in ogni caso la verità. Mi domando infine poi che senso ha che politici e rappresentanti delle Istituzioni riempiano le loro bocche di belle parole con discorsi scritti per l’occasione, che esprimano dolore e solidarietà nei confronti dei parenti e dei conoscenti delle vittime, per poi non impegnarsi concretamente a fare luce sui cosiddetti ‘segreti di Stato’, e ritornare dopo un anno, nella stessa giornata della memoria, a fare dichiarazioni e a ripetere orgogliosamente frasi ad effetto.
Invito tutti quindi a non dimenticarci delle vittime innocenti di quegli anni, né tantomeno di coloro che sono stati assassinati solamente perché ‘colpevoli’ di avere un ideale per il quale valeva la pena morire.